La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, ha scosso il mondo intero. Ma già nei giorni precedenti, e in particolare durante l’ultima apparizione pubblica in occasione della Pasqua, molti osservatori attenti, soprattutto tra i medici, avevano notato sul volto del Pontefice i segni inequivocabili della cosiddetta facies hippocratica: un insieme di caratteristiche che, nella storia della medicina, sono associate ai momenti terminali della vita.
La facies hippocratica è un termine medico che descrive l’aspetto tipico del volto di una persona in condizioni critiche, spesso in fase terminale.
Ippocrate la descrisse già nell’antichità come un volto segnato da occhi infossati, tempie scavate, naso affilato e scarno, pelle pallida o livida, orecchie tese e fredde, e una generale perdita di espressività e vitalità.
Questo aspetto deriva dal rilassamento dei muscoli facciali e dalla riduzione del flusso sanguigno nelle parti periferiche del corpo, segnalando una compromissione grave delle funzioni vitali.
Durante l’ultima benedizione Urbi et Orbi, il giorno di Pasqua, le telecamere di tutto il mondo hanno ripreso un Papa Francesco visibilmente provato: seduto sulla sua sedia a rotelle, con il volto sofferente, in difficoltà anche solo a pronunciare poche parole di augurio.
Gli esperti hanno subito riconosciuto la facies hippocratica: occhi infossati, volto incavato e amimico (privo di espressione e vitalità), colorito grigio, pallore intorno alla bocca e, soprattutto, il naso affilato e scarno, molto ridotto rispetto all’aspetto originario.
Questo particolare, il naso affilato, è stato sottolineato da molti medici come il segnale più evidente: si tratta della conseguenza della riduzione del flusso sanguigno nelle zone periferiche e non vitali, un campanello d’allarme che nei pazienti affetti da gravi patologie preannuncia spesso un esito imminente e infausto.
“Tutti i pazienti gravemente ammalati dimostrano una minore variabilità espressiva facciale a differenti stimoli emozionali, una realtà scientifica studiata anche con un sistema interpretativo visivo chiamato Facs (Facial Action Coding System) che permette di valutare già in pronto soccorso, ad una prima osservazione clinica del volto, la compromissione più o meno grave del malato”.
Papa Francesco, 88 anni, era reduce da un lungo ricovero per una polmonite bilaterale e soffriva di numerose patologie croniche: insufficienza respiratoria acuta, bronchiectasie multiple, ipertensione arteriosa, diabete di tipo II e sovrappeso.
Questi fattori, insieme all’età avanzata, aumentavano notevolmente il rischio di eventi acuti come l’ictus cerebrale, che si è poi rivelato fatale.
Secondo il medico del Vaticano Andrea Arcangeli, la causa della morte è stata un ictus cerebri, seguito da coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile. L’ictus, probabilmente di natura emorragica, ha colpito improvvisamente il Pontefice, che si è svegliato alle 6 del mattino e, un’ora dopo, ha avuto un grave malessere.
L’intervento tempestivo in questi casi è fondamentale, ma la gravità dell’evento e le condizioni generali di Papa Francesco non hanno lasciato speranze di recupero.
La facies hippocratica non è un segno che si manifesta all’improvviso: è spesso il risultato di un lento peggioramento, visibile a chi sa osservare.
Nei giorni precedenti la morte, Papa Francesco appariva sempre più affaticato, con difficoltà respiratorie e comunicative, tanto che anche solo parlare richiedeva uno sforzo notevole.
La sua presenza in piazza San Pietro, pur tra la folla e l’affetto dei fedeli, è stata letta da molti come un ultimo atto di volontà, sostenuto da una forza d’animo straordinaria, ma segnato da una fragilità fisica ormai irreversibile.
I medici sottolineano che la facies hippocratica si osserva spesso non solo nei casi di peritonite o emorragie gravi, ma anche in condizioni di insufficienza cardiaca e respiratoria, come quelle di cui soffriva il Papa.
La pelle secca e pallida, le tempie incavate, le orecchie fredde, la perdita di peso e la riduzione della massa muscolare del volto sono tutti segnali che, se non intervengono miglioramenti in tempi brevi, preannunciano la morte del paziente.
Nonostante la rapidità con cui si è consumato l’evento finale – il coma sopraggiunto rapidamente dopo il malessere mattutino e la morte poco dopo – molti esperti ritengono che il destino fosse ormai segnato. La facies hippocratica osservata il giorno di Pasqua era, per chi conosce la medicina, un segnale inequivocabile della gravità della situazione.
Secondo Elena Bignami, presidente della Società italiana di anestesia e rianimazione, anche se il Papa fosse stato in una struttura sanitaria, difficilmente si sarebbe potuto fare di più: “L’ictus è un evento cerebrale che può manifestarsi con un’ischemia o un’emorragia.
Se è grave, come in questo caso, può portare al coma anche molto rapidamente. Questa condizione ha fatto sì che il circolo del cuore del Papa si sia scompensato, provocando così il decesso. Molto probabilmente non ha sofferto, è andato subito in coma”.