22 Apr, 2025 - 19:09

La storia di Papa Pio XII esploso: il fenomeno dopo l'imbalsamazione del corpo di Papa Pacelli

La storia di Papa Pio XII esploso: il fenomeno dopo l'imbalsamazione del corpo di Papa Pacelli

La morte di Papa Pio XII, avvenuta il 9 ottobre 1958, è ricordata non solo per il lutto che colpì la Chiesa cattolica, ma anche per uno degli episodi più controversi e macabri della storia vaticana: la disastrosa imbalsamazione del suo corpo, che portò a un fenomeno di decomposizione accelerata e addirittura alla vera e propria “esplosione” della salma durante il trasporto verso Roma.

Un evento che, ancora oggi, viene citato come esempio di errore medico e di scandalo nella gestione delle spoglie papali.

Il contesto: la morte di Papa Pacelli

Papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, si spense nella residenza di Castel Gandolfo dopo una lunga agonia. In quei giorni, la corte papale e i fedeli si preparavano a rendere omaggio al pontefice, ignari di quanto sarebbe accaduto nelle ore successive alla sua dipartita.

Il corpo del papa, secondo la tradizione, doveva essere esposto pubblicamente per consentire ai fedeli di porgere l’ultimo saluto, e per questo era necessario sottoporlo a un trattamento conservativo.

Il protagonista: Riccardo Galeazzi Lisi

A occuparsi dell’imbalsamazione fu Riccardo Galeazzi Lisi, oculista e archiatra pontificio, figura già controversa per aver venduto fotografie e informazioni riservate sulla salute del papa ai giornali. Galeazzi Lisi propose una tecnica “rivoluzionaria” che, a suo dire, avrebbe preservato il corpo senza ricorrere ai metodi tradizionali di estrazione degli organi e iniezione di sostanze chimiche.

Il medico, ispirandosi alle pratiche antiche che sosteneva fossero state utilizzate per la sepoltura di Gesù, decise di cospargere il corpo con un miscuglio di erbe aromatiche, spezie e oli naturali. Successivamente, avvolse la salma in più strati di cellophane, convinto che questa procedura avrebbe mantenuto intatti i tessuti cutanei e rispettato la volontà del pontefice di non essere “smembrato”.

La tragedia dell’imbalsamazione 

Il metodo di Galeazzi Lisi si rivelò subito fallimentare. L’avvolgimento nel cellophane, invece di preservare il corpo, impedì la traspirazione e favorì un rapido aumento della temperatura interna.

Questo creò l’ambiente ideale per la proliferazione batterica e la formazione di gas di putrefazione. In poche ore, la decomposizione del corpo di Pio XII fu così rapida e visibile che i presenti parlarono di “una delle più veloci e ributtanti decomposizioni che la medicina legale ricordi”.

Il volto del papa si coprì di rughe, la pelle divenne scura e iniziò a staccarsi, mentre liquidi scuri fuoriuscivano dagli orifizi. Il ventre del pontefice, notoriamente magro, si gonfiò a dismisura per l’accumulo di gas. L’odore nauseabondo che si sprigionava dalla salma era tale che diverse guardie d’onore svennero durante la veglia.

L’esplosione del corpo di Papa Pio XII durante il trasporto

Il culmine della tragedia si ebbe durante il trasporto del corpo da Castel Gandolfo a Roma.

Mentre il corteo funebre attraversava la Via Appia, all’altezza della Basilica di San Giovanni in Laterano, la pressione interna causata dai gas fece letteralmente esplodere il torace del papa, squarciando il petto e provocando una fuoriuscita di liquidi e miasmi.

 Fu necessario fermare il corteo per tentare una seconda, disperata imbalsamazione, ma il danno era ormai irreparabile.

L’esposizione pubblica e lo scandalo

Nonostante tutto, la tradizione imponeva che il corpo del papa fosse esposto ai fedeli nella Basilica di San Pietro. Nei giorni successivi, la decomposizione proseguì in modo impressionante: il setto nasale e i muscoli facciali si staccarono, lasciando il volto del pontefice sfigurato in una sorta di “risata agghiacciante”.

L’odore era così insopportabile che la basilica dovette essere chiusa temporaneamente per permettere ulteriori interventi. Alla fine, per celare le devastazioni, fu applicata una maschera di cera sul volto di Pio XII.

Le conseguenze per Galeazzi Lisi

Il disastro ebbe ripercussioni immediate: Riccardo Galeazzi Lisi fu licenziato in tronco dal collegio cardinalizio, radiato dall’ordine dei medici e bandito a vita dal Vaticano. La sua carriera si concluse tra il disprezzo generale, e il suo nome rimase legato per sempre allo scandalo dell’imbalsamazione di Pio XII.

Un caso unico nella storia vaticana

La vicenda della “esplosione” di Papa Pio XII resta un caso unico nella storia moderna della Chiesa, studiato ancora oggi come esempio di cosa possa accadere quando si ignorano le basi scientifiche della conservazione dei corpi. L’episodio segnò profondamente la prassi vaticana, portando a una maggiore attenzione nella scelta dei metodi e dei professionisti incaricati dell’imbalsamazione dei pontefici.

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