La morte di Papa Francesco ha riportato sotto i riflettori una delle figure più importanti e meno conosciute della Chiesa cattolica: il Camerlengo. In queste ore, il cardinale Kevin Joseph Farrell, irlandese naturalizzato statunitense, è chiamato a guidare il Vaticano durante la delicata fase della Sede Vacante. Ma il suo ruolo si limita solo all’amministrazione temporanea della Chiesa, o il Camerlengo può anche essere eletto Papa? E quali sono le reali possibilità che il nome di Farrell emerga tra i papabili nel prossimo conclave?
Alla morte di un Papa, tutte le cariche della Curia romana decadono, tranne quella del Camerlengo, che diventa la figura centrale per la gestione degli affari correnti del Vaticano fino all’elezione del nuovo Pontefice. È il Camerlengo a certificare ufficialmente la morte del Papa, a sigillare i suoi appartamenti privati e a rompere l’anello del pescatore, simbolo dell’autorità papale. Inoltre, sovrintende ai preparativi per il funerale e la sepoltura, amministrando lo Stato della Città del Vaticano e garantendo la continuità delle funzioni ordinarie della Curia.
Durante il conclave, il Camerlengo ha il compito di raccogliere e distruggere tutti i documenti relativi agli scrutini, assicurando la massima riservatezza del voto. Tuttavia, non è lui a pronunciare la formula “Habemus Papam” dopo l’elezione: questo spetta al cardinale protodiacono.
La domanda se il Camerlengo possa essere eletto Papa trova risposta nella storia e nel diritto canonico: sì, il Camerlengo può essere eletto Papa. La sua posizione di amministratore temporaneo non lo esclude dalla possibilità di essere scelto come successore di Pietro. Anche se non è la prassi più comune, ci sono precedenti storici che confermano questa eventualità. Ad esempio, Gioacchino Pecci fu eletto Papa Leone XIII nel 1878 mentre ricopriva la carica di Camerlengo, e lo stesso accadde con Eugenio Pacelli, divenuto Papa Pio XII nel 1939.
Tuttavia, si tratta di un evento raro: dalla creazione della figura del Camerlengo, solo quattro volte questa carica è stata trampolino di lancio per l’elezione al soglio pontificio. La funzione di Camerlengo, quindi, non rappresenta un ostacolo né un automatismo per l’elezione a Papa, ma può senz’altro essere un elemento di visibilità e centralità durante la Sede Vacante.
Kevin Joseph Farrell, nato a Dublino il 2 settembre 1947, ha alle spalle una lunga carriera ecclesiastica internazionale. Dopo gli studi in Spagna e Italia, è stato ordinato sacerdote a Washington nel 1984, ha lavorato come cappellano in Messico e come vescovo ausiliare nella capitale statunitense. Nel 2007 è diventato vescovo di Dallas, distinguendosi per la gestione di una delle diocesi più complesse degli Stati Uniti. Nel 2016 Papa Francesco lo ha chiamato a Roma per guidare il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, uno dei pilastri della riforma della Curia. Nel 2019 è stato nominato Camerlengo, incarico che oggi lo pone al centro della scena vaticana.
Farrell è noto per la sua esperienza internazionale, per la sua attenzione ai temi della famiglia e dei laici e per la sua capacità amministrativa. Ha ricoperto anche ruoli chiave come presidente della Commissione di materie riservate, del Comitato per gli investimenti e della Corte di cassazione dello Stato della Città del Vaticano.
Con il conclave alle porte, la figura di Farrell è inevitabilmente oggetto di attenzione. La storia insegna che il Camerlengo può essere eletto Papa, ma nella realtà attuale il suo nome non figura tra i candidati più accreditati (“papabili”) secondo gli osservatori vaticani. La sua età (77 anni), il profilo prevalentemente amministrativo e il fatto di essere stato nominato cardinale solo nel 2016 possono rappresentare dei limiti rispetto ad altri porporati con una maggiore esperienza pastorale o una presenza più consolidata sulla scena internazionale.
Tuttavia, la sua posizione di rilievo in questa fase di transizione, la conoscenza delle dinamiche vaticane e la reputazione di uomo di equilibrio potrebbero comunque far emergere il suo nome come possibile candidato di mediazione, soprattutto in caso di stallo tra le varie correnti cardinalizie.