23 Apr, 2025 - 14:04

Quanto guadagna un cardinale? Lo stipendio dopo i tagli voluti da Bergoglio

Quanto guadagna un cardinale? Lo stipendio dopo i tagli voluti da Bergoglio

Negli ultimi anni, il Vaticano ha attraversato una fase di profonda revisione economica, guidata da Papa Francesco. Il Pontefice, fedele alla sua linea di sobrietà e trasparenza, ha imposto una serie di tagli agli stipendi dei vertici della Curia romana, coinvolgendo direttamente i cardinali. 

Quanto guadagna un cardinale oggi? Stipendio e benefit

Dopo le riforme di Papa Francesco, un cardinale della Curia romana percepisce circa 5.000 euro al mese, cifra che può variare in base all’anzianità e alle responsabilità specifiche. A questo importo si sommano alcuni benefit, come l’alloggio (spesso gratuito o a canone agevolato), l’utilizzo di autisti e personale di servizio, e la copertura delle spese di rappresentanza.

Nonostante la riduzione, lo stipendio dei cardinali rimane superiore a quello della maggior parte dei dipendenti vaticani, che mediamente si aggira tra i 1.300 e i 2.500 euro al mese, a seconda del ruolo e della qualifica.

Il contesto: la crisi finanziaria della Santa Sede

La decisione di Bergoglio di intervenire sugli stipendi nasce da una situazione economica delicata. Il deficit della Santa Sede, infatti, ha raggiunto livelli preoccupanti: nel 2023 il disavanzo operativo ha superato gli 83 milioni di euro, proseguendo un trend negativo che si trascina da anni. Le entrate tradizionali – donazioni, Obolo di San Pietro, ticket dei Musei Vaticani – sono in calo, complice anche la riduzione dei contributi da parte delle Chiese americana e tedesca, storicamente tra i principali finanziatori del Vaticano.

Papa Francesco, consapevole della necessità di garantire la sostenibilità economica della Chiesa, ha dunque optato per una spending review senza precedenti, toccando anche i livelli più alti della gerarchia ecclesiastica.

Lo stipendio di un cardinale prima dei tagli

Fino a pochi anni fa, un cardinale con incarichi operativi nella Curia romana percepiva uno stipendio mensile di circa 5.500 euro, a cui si aggiungevano benefit e indennità legate all’anzianità di servizio e alle responsabilità ricoperte. Queste cifre, seppur lontane dagli stipendi milionari di alcuni manager pubblici e privati, rappresentavano comunque un trattamento economico di tutto rispetto, soprattutto considerando i benefit accessori (alloggi, autisti, spese di rappresentanza).

I tagli voluti da Papa Francesco

Dal 2021, e con ulteriori strette nel 2023 e 2024, Papa Francesco ha disposto una riduzione del 10% degli stipendi dei cardinali di Curia, pari a circa 500-550 euro al mese. Il taglio è stato applicato principalmente su due voci: la “Gratifica per la Segreteria” e l’“indennità di Uffici”, che rappresentavano una parte significativa degli emolumenti mensili.

La misura ha riguardato in particolare la trentina di cardinali ai vertici dei dicasteri vaticani, su un totale di circa 230 porporati a livello mondiale. Per i cardinali con 25 anni di anzianità, la decurtazione è stata più marcata, proprio per l’incidenza delle indennità aggiuntive maturate nel tempo.

Le motivazioni della spending review

La scelta di Bergoglio non è solo una risposta all’emergenza finanziaria, ma anche un segnale etico e pastorale. Il Papa ha più volte sottolineato la necessità di una Chiesa “povera per i poveri”, chiamando i suoi più stretti collaboratori a dare l’esempio in termini di sobrietà e spirito di servizio. In una lettera ufficiale, il prefetto dell’Economia Maximino Caballero Ledo ha parlato di “un segno di concreta dimostrazione dello spirito di servizio ed essenzialità” richiesto ai cardinali.

I tagli agli stipendi si inseriscono in una più ampia strategia di riforma finanziaria: Bergoglio ha centralizzato la gestione economica, rafforzato i controlli interni, limitato privilegi e benefit (come gli affitti gratuiti per cardinali e dirigenti) e imposto una maggiore trasparenza nella gestione dei fondi vaticani.

Le reazioni e le conseguenze

Le misure di austerità non sono state accolte senza resistenze. Se da un lato la maggioranza dei cardinali ha accettato il sacrificio come atto di responsabilità, tra i dipendenti vaticani – colpiti anch’essi da tagli, seppur più contenuti – non sono mancate proteste e richieste di maggiore equità, soprattutto rispetto ai privilegi ancora presenti nei livelli apicali.

Va sottolineato che i tagli non hanno riguardato solo i cardinali: l’indennità dei capi dicastero e dei segretari è stata ridotta dell’8%, mentre per i religiosi la decurtazione è stata del 3%. I laici, invece, sono stati risparmiati dalle misure più drastiche, almeno nelle prime fasi della spending review.

 

LEGGI ANCHE