La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025 nella sua amata residenza di Casa Santa Marta, segna non solo la fine di un pontificato ma anche l’inizio di una serie di rituali e procedure che coinvolgono profondamente questo luogo simbolico del Vaticano. Casa Santa Marta, scelta da Jorge Mario Bergoglio fin dal primo giorno del suo papato per la sua semplicità e vicinanza alla comunità, diventa ora il centro delle attenzioni mondiali e delle operazioni previste dal protocollo vaticano dopo la scomparsa del Pontefice.
Casa Santa Marta, conosciuta anche come Domus Sanctae Marthae, è un edificio moderno situato all’interno della Città del Vaticano, nei pressi della Basilica di San Pietro. Originariamente costruita per ospitare i cardinali durante il conclave, la Domus è diventata dal 2013 la residenza ufficiale di Papa Francesco, che ha deciso di non trasferirsi nel più sontuoso Palazzo Apostolico, rompendo così una tradizione secolare. La sua scelta ha rappresentato un segno di umiltà e di vicinanza al clero e ai fedeli: la camera 201, al secondo piano, è diventata la stanza più famosa della residenza, destinata tradizionalmente ai primi giorni del nuovo Pontefice dopo l’elezione, ma da Francesco scelta come dimora stabile fino alla morte.
La struttura, gestita dalle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, conta 105 camere, 26 stanze singole e un appartamento di rappresentanza. Al pianterreno si trovano gli ambienti comuni, la cappella, la sala da pranzo e le hall multifunzionali. Casa Santa Marta continua a svolgere la sua funzione originaria di accoglienza per cardinali e vescovi di passaggio, ma negli ultimi dodici anni è stata anche il cuore pulsante della vita quotidiana del Papa.
Con la morte di Papa Francesco, si attivano immediatamente le procedure previste dal protocollo vaticano. Il primo passaggio fondamentale è la constatazione ufficiale del decesso da parte del Camerlengo, il cardinale incaricato di amministrare la Chiesa durante il periodo di sede vacante. Il Camerlengo si reca presso la camera del Papa, lo chiama per tre volte con il nome di battesimo e, in assenza di risposta, dichiara ufficialmente la morte, redigendo il certificato necessario.
Subito dopo, come da tradizione, vengono apposti i sigilli agli appartamenti papali, compresa la suite di Casa Santa Marta dove è avvenuto il decesso. Questa procedura, che oggi ha soprattutto valore simbolico e di tutela, serviva storicamente a prevenire furti e a garantire l’integrità dei documenti e degli effetti personali del Pontefice. Oggi, il sigillo protegge anche il testamento e le ultime volontà del Papa, oltre a impedire l’accesso non autorizzato agli ambienti privati.
Nel caso di Papa Francesco, i sigilli sono stati apposti sia all’appartamento del terzo piano del Palazzo Apostolico (utilizzato solo per occasioni ufficiali), sia, soprattutto, alla camera 201 di Casa Santa Marta, sua vera residenza. Da questo momento, nessuno può accedere agli ambienti sigillati se non con l’autorizzazione del Camerlengo e del Collegio dei Cardinali.
La sera stessa della morte, nella cappella al pianterreno di Casa Santa Marta si svolge il rito della constatazione e della deposizione della salma nella bara, alla presenza del Camerlengo e di alcuni collaboratori più stretti. Il corpo del Papa viene quindi trasportato nella Cappella Sistina, dove sarà imbalsamato, vestito con i paramenti sacri e poi esposto ai fedeli per il tradizionale omaggio pubblico che precede i funerali e il conclave.
Durante i nove giorni successivi, detti “Novendiali”, i cardinali celebrano messe di suffragio per il Papa defunto. Nel frattempo, Casa Santa Marta riprende la sua funzione originaria: diventa la residenza temporanea dei cardinali che arriveranno a Roma per partecipare al conclave, l’assemblea che dovrà eleggere il nuovo Pontefice. Le camere della Domus saranno dunque occupate dai porporati, mentre la suite papale resterà sigillata fino all’elezione del successore.
La sigillatura della residenza di Santa Marta rappresenta non solo la fine materiale di un pontificato, ma anche la chiusura di un’epoca segnata da uno stile di vita sobrio e vicino alla gente. La distruzione dell’Anello del Pescatore, altro gesto simbolico compiuto dal Camerlengo, sancisce ufficialmente la fine del regno del Papa e impedisce qualsiasi tentativo di falsificazione di documenti o abusi durante la sede vacante.
Il portone di bronzo di San Pietro viene chiuso a metà, le campane suonano a lutto e la notizia viene diffusa al mondo intero. Casa Santa Marta, da luogo di vita e di incontro, si trasforma per alcuni giorni in uno spazio di silenzio, rispetto e attesa, in attesa che la Chiesa si riunisca per scegliere il nuovo Pastore.