Con la morte di Papa Francesco, il clima a Napoli si è caricato di emozione, ricordi e, inevitabilmente, di speranze. Tra le mura della città partenopea, infatti, si fa strada un sogno che affonda le radici nel legame profondo tra Napoli e il Vaticano: quello di vedere il cardinale Crescenzio Sepe, per anni arcivescovo della città, salire al soglio pontificio. Un desiderio che si alimenta di affetto popolare, aneddoti e un pizzico di orgoglio locale, ma che si scontra anche con la realtà delle dinamiche vaticane e con i cambiamenti in atto nella Chiesa.
Il cardinale Sepe è una figura amatissima a Napoli, dove ha guidato l’arcidiocesi dal 2006 al 2020 lasciando un segno indelebile. Il suo stile diretto, la capacità di parlare al popolo anche in dialetto e la vicinanza ai problemi concreti della città lo hanno reso un punto di riferimento per molti fedeli. Emblematico il celebre episodio del 2015, durante la visita di Papa Francesco a Napoli: Sepe, con la sua verve e il suo dialetto, tentò invano di contenere l’entusiasmo delle suore di clausura che si lanciarono tra abbracci e baci verso il pontefice, regalando una scena diventata virale e simbolo della spontaneità napoletana.
Non è un caso che, in queste ore di lutto per la scomparsa del Papa, proprio quel video sia tornato a circolare sui social, accompagnato da messaggi di affetto e nostalgia. Il rapporto tra Sepe e Francesco era solido: “C’è stato un legame molto forte tra Napoli e il Papa. Quando eravamo cardinali tutti e due, ci incontravamo spesso. Gli chiesi di venire a Napoli e lui mantenne la promessa”, ha ricordato Sepe in un’intervista dopo la morte di Bergoglio.
In città, la voce si rincorre: “E se fosse Sepe il prossimo Papa?”. Nei bar, nelle parrocchie, tra i fedeli che hanno conosciuto il cardinale, la speranza si mescola a un pizzico di scaramanzia. Napoli non ha mai avuto un Papa in epoca moderna e l’idea di vedere uno dei suoi figli sul trono di Pietro scalda i cuori. Sepe, con il suo carisma e la sua esperienza – ha partecipato a due conclavi e conosce bene le dinamiche vaticane – viene visto come una figura di mediazione, capace di affrontare le sfide della Chiesa contemporanea: guerre, crisi sociali, dialogo con il mondo moderno.
Tuttavia, la realtà impone prudenza. Sepe è oggi cardinale emerito, avendo lasciato la guida della diocesi per raggiunti limiti d’età. Il suo nome non figura tra i cardinali elettori, cioè quelli che, avendo meno di 80 anni, possono essere eletti (e votare) in conclave. Questo rende la sua elezione estremamente improbabile, anche se non formalmente impossibile: in teoria, il Papa può essere scelto anche fuori dal collegio cardinalizio, ma nella prassi moderna questa eventualità è quasi esclusa.
Sepe lascia comunque un’eredità importante nella Chiesa di Napoli, fatta di iniziative sociali, attenzione agli ultimi e una presenza costante nei momenti difficili della città. Non sono mancati, nel corso degli anni, momenti di tensione e critiche, sia all’interno della Curia sia tra i sacerdoti, ma il suo ruolo di “ponte” tra il popolo e le istituzioni ecclesiastiche resta indiscusso.
Il suo successore, don Mimmo Battaglia, è stato l’ultimo cardinale creato da Papa Francesco e ora siede tra i cardinali elettori che parteciperanno al conclave. Anche questa nomina è stata accolta con orgoglio a Napoli, segno che la città continua a esprimere figure di primo piano nella Chiesa universale.
La speranza di vedere Sepe papa, dunque, è soprattutto un sogno popolare, alimentato dall’affetto e dalla riconoscenza di una città che si sente spesso ai margini e che, in momenti come questi, cerca riscatto e visibilità anche attraverso i suoi uomini di Chiesa. Il valore simbolico di questa speranza è forte: rappresenta la voglia di Napoli di essere protagonista, di vedere riconosciuto il proprio ruolo nella storia della fede e della cultura cattolica.
Il cardinale Sepe, dal canto suo, si mostra sereno e consapevole della complessità del momento: “Il prossimo Papa dovrà essere una personalità di primissimo piano, che sappia mediare”, ha dichiarato, sottolineando la difficoltà della scelta e la necessità di una guida capace di affrontare le sfide globali.