Il calcolo della pensione può sembrare un argomento complicato, soprattutto quando si parla di raggiungere il 74% dell'ultimo stipendio. La questione si fa più complessa quando si considerano i vari sistemi adottati dall’INPS e la differenza tra il sistema retributivo e quello contributivo. Per i lavoratori che rientrano nel sistema retributivo, la condizione fondamentale è aver maturato un’anzianità contributiva almeno fino al 31 dicembre 1995.
Dal 1° gennaio 2012, però, è stato introdotto un sistema misto retributivo e contributivo, che si applica a coloro che avevano almeno 18 anni di anzianità contributiva entro la fine del 1995. Per chi non rientra in queste categorie, è previsto il calcolo completamente contributivo, che viene utilizzato per i lavoratori che non avevano alcuna anzianità contributiva prima del 1996.
La domanda che molti si pongono è: un lavoratore con una lunga carriera lavorativa può ottenere una pensione pari al 74% dell’ultimo stipendio? La risposta non è semplice, ma non è nemmeno impossibile da trovare.
Sebbene il confronto tra i vari sistemi di calcolo della pensione possa sembrare complesso, le indicazioni dell’INPS offrono una guida chiara su come procedere, senza lasciarsi sopraffare dalle formule matematiche. Iniziamo analizzando le percentuali di pensione, in relazione agli anni di contribuzione, considerando anche le differenze tra lavoratori autonomi e dipendenti.
Se tutti i lavoratori potessero contare su una pensione pari al 74% dell’ultimo stipendio, forse potremmo parlare di una maggiore giustizia nel sistema previdenziale.
Purtroppo, non tutte le pensioni garantiscono un tenore di vita dignitoso, e le modifiche apportate al sistema negli anni non hanno portato ai risultati sperati. Nonostante i numerosi tentativi di riforma, l'abolizione della Legge Fornero, spesso invocata, non è mai avvenuta. Ma questo non è l’unico problema.
Il sistema di calcolo delle pensioni ha subito diverse modifiche, ma il punto di svolta è arrivato nel 1995 con l’introduzione del sistema contributivo, grazie alla Riforma Dini.
Successivamente, nel 2012, la Legge Fornero ha introdotto misure ancora più stringenti, puntando a rafforzare il sistema contributivo e aumentando l'età pensionabile. Questa misura è destinata a subire un ulteriore adeguamento dal 1° gennaio 2027.
Partendo dal semplice presupposto che bisogna raccontare la verità, purtroppo, pochi lavoratori riusciranno a ottenere un assegno pensionistico pari al 74% dell'ultimo stipendio. Questo perché, nel corso degli anni, sono intervenute diverse modifiche normative che hanno cambiato il modo in cui viene calcolato l'importo della pensione. Oggi, il trattamento pensionistico dipende da vari fattori, tra cui:
Secondo uno studio condotto da ENASC-UNSIC e riportato da Investireoggi.it, per ottenere un trattamento previdenziale pari almeno al 74% dell'ultimo stipendio percepito, è necessario accumulare oltre 40 anni di contributi.
Ad esempio, se un lavoratore inizia a lavorare a 25 anni e prosegue senza interruzioni, senza buchi contributivi, fino ai 69 anni, accumulando oltre 40 anni di contributi, potrebbe arrivare a una pensione che raggiunge anche il 78% dell'ultimo stipendio.
Da questo esempio emergono due aspetti significativi: il primo è che l’età di pensionamento, come dimostrato, si colloca al di sotto dei 70 anni. Il secondo aspetto riguarda il requisito di oltre 40 anni di versamenti contributivi.
E qui bisogna essere realistici: i lavoratori con carriere lunghe e continuative sono pochi rispetto alla maggioranza di coloro che hanno avuto carriere discontinua o con periodi di interruzione. Questo rende l’obiettivo del 74% un traguardo difficile da raggiungere per molti.