01 May, 2025 - 18:05

Il Psg sogna in grande: può essere l'anno buono in Champions per i parigini?

Il Psg sogna in grande: può essere l'anno buono in Champions per i parigini?

Il Paris Saint-Germain è più vivo che mai. Dopo anni passati a collezionare delusioni europee e a gestire spogliatoi pieni di individualità e poco spirito di squadra, oggi la musica sembra essere cambiata. La vittoria per 1-0 in casa dell'Arsenal non solo ha assicurato un vantaggio per il passaggio del turno, ma ha lanciato un messaggio chiaro: il PSG è tornato e fa sul serio.

In Ligue 1, i parigini sono saldamente al comando; in Coppa di Francia hanno già raggiunto la finale; e in Champions, la “coppa maledetta” mai sollevata nonostante le enormi spese dell’era qatariota, sembra finalmente alla portata. Il sogno del triplete è vivo, concreto, e non è più un tabù. La società, che dalla sua fondazione nel 1970 ha sempre inseguito il grande salto in Europa, sembra oggi avere l'equilibrio e la solidità necessari per provarci davvero.

Il Psg può vincere davvero la Champions League?

A inizio stagione, l’addio di Kylian Mbappé (volato a un Real Madrid in piena crisi) sembrava l’inizio dell’ennesimo ridimensionamento. Messi e Neymar, già partiti, avevano lasciato un vuoto tecnico ed emotivo. E invece, contro ogni previsione, il PSG ha trovato nel suo “ex fragile” Ousmane Dembélé una nuova guida offensiva.

Spostato da Luis Enrique nel ruolo di centravanti, l’ex Barcellona ha letteralmente rinato: 21 gol e 5 assist in Ligue 1, 7 reti e 2 assist in Champions League, numeri che parlano da soli. Ma ciò che colpisce non è solo la quantità, bensì la qualità del suo gioco. Dembélé non è più l’ala inconsistente degli anni passati: oggi è un leader tecnico, tattico e mentale.

I suoi movimenti creano spazi, le sue accelerazioni spaccano le difese, il suo impegno costante dà l’esempio. Ha fatto dimenticare Mbappé, Messi e Neymar non tanto per carisma, quanto per funzionalità. E in una squadra finalmente collettiva, questo vale più di mille giocate da copertina.

Luis Enrique, l’architetto del Psg: per la Champions si fa sul serio

Dietro questa trasformazione c’è un nome ben preciso: Luis Enrique. Arrivato a Parigi nel 2023, l’ex tecnico del Barcellona e della nazionale spagnola ha impiegato poco più di un anno per stravolgere il volto del PSG. Ha rinunciato alle stelle per costruire una squadra. Ha chiesto giocatori duttili, giovani, tecnicamente forti ma anche tatticamente intelligenti.

Kvaratskhelia (pagato 80 milioni), Doué (19 anni, preso dal Rennes per 50 milioni), Bradley Barcola e il coreano Lee Kang-in sono tutti inseriti in un contesto dove regnano movimento, pressing e libertà d’azione. Il risultato è un attacco fluido, in cui nessuno ha il monopolio del pallone ma tutti sanno cosa fare. Enrique ha anche portato una nuova mentalità, basata sul lavoro quotidiano e sulla crescita del gruppo.

Non a caso ha raggiunto 70 vittorie nelle sue prime 100 panchine con il PSG, un record che testimonia efficienza e continuità. Inoltre, ha avuto l’appoggio della dirigenza, che ha cambiato strategia: meno superstar, più investimenti mirati, più attenzione ai giovani e alla struttura (come dimostra il nuovo centro sportivo “Campus PSG”).

L’Europa può tremare: il PSG è davvero pronto

Il Paris Saint-Germain ha spesso avuto il problema opposto: troppa pressione, troppe aspettative, troppi nomi e troppo poco gioco. Oggi è l’esatto contrario. La squadra di Luis Enrique vola sotto i radar, gioca bene, diverte e soprattutto vince. È solida dietro, creativa in mezzo e devastante davanti.

Ha saputo reinventarsi dopo la partenza delle sue stelle, ha trovato in Dembélé un trascinatore inaspettato e ha costruito un’identità precisa. Certo, il ritorno contro l’Aston Villa non sarà una formalità, e le semifinali di Champions nascondono insidie enormi. Ma se c’è una squadra che ha dimostrato di meritare rispetto, è proprio questo PSG. 

 

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Luca Liaci
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