Sono passati quattro anni e mezzo dalla scomparsa di Alessandro Venturelli, avvenuta il 5 dicembre 2020 a Sassuolo, in provincia di Modena.
Il tempo continua a scorrere, ma per una madre che da anni cerca l'amato figlio, resta soltanto una convenzione.
L'8 luglio 2025 il giudice incaricato dovrà valutare se accogliere la richiesta di archiviazione del fascicolo: non la prima, bensì la terza.
Può un genitore accettare che l'intera macchina delle indagini si fermi? Un atto burocratico, certo, ma un pensiero costante per chi vive l’incubo di non poter più abbracciare una persona cara.
Ne abbiamo parlato in esclusiva per Tag24 con Roberta Carassai, mamma dell’allora ventenne e presidente dell’associazione Nostos.
Sin dai primi minuti di conversazione tra Tag24 e Roberta Carassai si percepisce un coacervo di emozioni: rabbia, delusione, tristezza e voglia di reagire.
La madre di Alessandro Venturelli, un giovane ormai caro a tutti, da anni lotta per l’eliminazione delle archiviazioni nei casi relativi a persone scomparse e mai ritrovate.
«Sono molto arrabbiata, mi creda. Questa udienza è stata fissata per valutare la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Modena dopo appena un mese e mezzo da quando il giudice mi aveva concesso altri sei mesi», racconta la donna.
«E secondo me, tra tutte, questa è la richiesta di archiviazione più assurda in assoluto. Anche perché quella proroga era stata concessa dopo la ricezione di segnalazioni su potenziali avvistamenti di mio figlio in Romania», sottolinea.
«La richiesta di archiviazione del caso di Alessandro arriva in un momento in cui non è affatto chiaro cosa sia accaduto in Romania», specifica.
«Ciò che è scritto nell’atto è in rumeno, non in italiano», prosegue.
«Al prossimo appello, previsto per l’8 luglio 2025, sapremo se il caso di mio figlio sarà archiviato», prosegue.
«Vorrei portare la mia mozione in Parlamento. Desidero che le istituzioni si interessino alla vicenda di mio figlio, Alessandro Venturelli, e a tutti i casi di giovani e persone scomparse».
«Abbiamo organizzato tante manifestazioni per tenere vivo il suo ricordo e per spingere le indagini a proseguire, ma questa volta è necessario lasciare un segno concreto».
«L’unico modo è che la politica si avvicini e ci tenda la mano. Il loro sostegno è indispensabile», conclude».