Resta in carcere Giada Crescenzi, la 30enne accusata dell'omicidio della suocera Stefania Camboni, uccisa a coltellate nella notte tra il 14 e il 15 maggio 2025 nella sua villetta a Fregene.
Nell'interrogatorio di convalida del fermo del 19 maggio, l'indagata si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il gip di Civitavecchia, Viviana Petroselli, non ha convalidato il fermo, ma ha contestualmente emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il rischio di "inquinamento probatorio".
I genitori della giovane affermano di credere nell'innocenza della figlia. Mentre l'avvocato Anna Maria Anselmi, che la difende, sottolinea come la sua assistita "non abbia segni di colluttazione" sul corpo.
La versione dell'indagata "appare inverosimile, illogica e del tutto inidonea con i primi riscontri", secondo il gip di Civitavecchia, come riferisce nell'ordinanza cautelare di nove pagine. Il giudice ha poi elencato le motivazioni per cui Giada Crescenzi resta in carcere. Ossia
Quindi l'unica "misura idonea a garantire le esigenze cautelari", continua il gip, è quella "del carcere" richiesta dal pubblico ministero, dovendo "recidere qualsiasi contatto dell'indagata con l'esterno. Escludendo la proposta della Difesa sull'applicazione degli arresti domiciliari.
Stefania Camboni, che stava ospitando il figlio e la nuora in una porzione della sua villetta, è stata trovata a terra nella camera da letto, coperta con un lenzuolo e alcuni cuscini. Secondo l'autopsia, è stata uccisa con 20 coltellate, inferte con un coltello da cucina: quattro quelle mortali a gola e cuore.
I genitori di Giada Crescenzi hanno fatto sapere di credere nell'innocenza della figlia e di confidare nella giustizia.
hanno dichiarato il papà e la mamma della 30enne, accusata di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità.
L'avvocato della donna, Anna Maria Anselmi, ha dichiarato che la sua assistita "è molto provata", ma continua a ribadire la sua estraneità ai fatti.
ha poi aggiunto.
La scena del crimine sarebbe stata ripulita: le tracce ematiche emerse sulle ciabatte di Crescenzi, nelle camere da letto e nei bagni non erano infatti visibili a occhio nudo. Sono state scoperte dopo un'attenta analisi tecnico-scientifica.
Oltre al telefonino della vittima e all'arma del delitto, mancherebbero anche gli stracci usati per pulire la villetta a Fregene. Per questo motivo l'avvocato Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni, nei giorni scorsi ha lanciato un appello alla cittadinanza: "Non toccate o spostate buste sospette".
L'ipotesi è che il killer della 58enne, chiunque sia, abbia gettato gli oggetti nella boscaglia del litorale nord di Roma.
Continuano intanto le indagini. Si focalizzeranno anche sull'auto di Stefania Camboni, ritrovata a poca distanza da casa, lasciata appoggiata a una recinzione divelta, con il finestrino lato guida aperto.