27 May, 2025 - 17:26

Cosa potrebbe accadere a Ilaria Salis in caso di ritorno in Ungheria

Cosa potrebbe accadere a Ilaria Salis in caso di ritorno in Ungheria

Dopo mesi passati in un carcere ungherese e una candidatura diventata una vera e propria battaglia politica, Ilaria Salis è riuscita a conquistare un seggio al Parlamento europeo.

Ma il capitolo ungherese della sua storia giudiziaria è tutt’altro che chiuso. Nonostante l’elezione le abbia garantito l’immunità parlamentare, le autorità di Budapest hanno chiesto all’Europarlamento di revocarla per poter procedere con il processo che la vede imputata per presunti atti di violenza durante una manifestazione antifascista.

In questo contesto delicato, la domanda è inevitabile: cosa potrebbe accadere se Ilaria Salis tornasse in Ungheria? Una possibilità tutt’altro che teorica, visto che l'eurodeputata vuole marciare al gay-pride che si terrà proprio a Budapest.

Cosa accadrebbe a Ilaria Salis se dovesse rientrare in Ungheria, come vuole fare per il gay-pride?

Un semplice post su Instagram è bastato per accendere la discussione e la polemica.

Ilaria Salis, eurodeputata e protagonista di una vicenda giudiziaria che ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, ha fatto intendere che parteciperà alla prossima parata del Pride a Budapest, in programma il 28 giugno.

Di certo c'è solo una foto di lei con un cartello che recita: "Marcerò al Budapest Pride", e nessuna conferma ufficiale. Ma tanto è bastato a generare un dibattito che rischia di intensificarsi nei giorni a venire.

Non si tratterebbe solo di un atto di sostegno alla comunità LGBTQ+, ma di un gesto simbolico e provocatorio, considerando che l'onorevole Salis ha trascorso oltre un anno e mezzo in detenzione proprio in Ungheria. Tornare in quella stessa città, non più come imputata ma come parlamentare europea ha inevitabilmente il sapore di una sfida politica.

In Ungheria, infatti, le manifestazioni pubbliche che promuovono i diritti delle persone LGBTQ+ non godono di particolare tolleranza istituzionale. Negli ultimi anni, l’esecutivo guidato da Viktor Orbán ha varato leggi che limitano la libertà d’espressione su questi temi, rendendo sempre più difficile l’organizzazione del Pride e di eventi simili. Parteciparvi significa, oggi, esporsi non solo simbolicamente, ma anche potenzialmente a conseguenze amministrative.

Ma cosa rischierebbe la Salis se rimettesse piede in Ungheria? Al momento nulla, perché come esponenti del Parlamento Europeo, godono dell’immunità parlamentare che li protegge da arresti o procedimenti giudiziari legati all’attività politica o alla libertà di espressione.

L’Ungheria, però, ha già chiesto all’Unione Europea di revocare questa immunità nei confronti di Salis, ma la procedura è lunga e complessa, e sicuramente non vedrà la luce prima del Pride.

Il rischio di sanzioni amministrative

Le autorità ungheresi, in casi come questo, potranno però applicare sanzioni di tipo amministrativo. Gli organizzatori della parata spiegano che in passato le forze dell’ordine hanno emesso multe comprese tra 16 e 500 euro nei confronti dei partecipanti. 

Il punto è che nella stragrande maggioranza dei casi, queste sanzioni non vengono poi realmente riscosse a livello internazionale, né si procede con provvedimenti più pesanti.

Il rischio di detenzione, invece, viene definito “molto remoto” e tecnicamente non previsto dalla legge per questo tipo di infrazione.

Il clima intorno all’evento è carico di tensione ma anche di speranza. Gli organizzatori parlano apertamente del desiderio di trasformare la parata di quest’anno in un momento storico, il più partecipato di sempre in Ungheria. 

La possibilità che una figura come Ilaria Salis scelga di partecipare al corteo, se confermata, diventerebbe un segnale potente, non solo in termini politici ma anche simbolici.

Perché tornare nel luogo dove si è vissuta la privazione della libertà, e farlo non in forma di protesta ma per celebrare diritti e inclusione, può essere interpretato come un atto di affermazione personale e collettiva.

LEGGI ANCHE