29 May, 2025 - 19:02

Cosa accadrà ai dazi di Trump dopo lo stop del tribunale?

Cosa accadrà ai dazi di Trump dopo lo stop del tribunale?

Una nuova sentenza scuote l’agenda economica di Donald Trump. Una corte ha fermato uno dei pilastri della sua politica: l’imposizione di dazi su scala globale. È una decisione che potrebbe indebolire la strategia negoziale del presidente. Ma cosa significa davvero questo stop? E quali dazi restano ancora in vigore? Dall’origine della battaglia commerciale al rischio di una nuova guerra dei dazi, ecco cosa sta succedendo negli Stati Uniti.

Dazi di Trump, quali sono stati bloccati dal tribunale?

Gli occhi del mondo sono rivolti verso gli Stati Uniti. La Corte per il commercio internazionale ha infatti bloccato il piano dell’amministrazione Trump di imporre dazi a quasi tutti i paesi del mondo. Si tratta di una dura sconfitta per il presidente, che puntava a rivoluzionare la politica commerciale del paese.

La sentenza blocca i dazi imposti ai partner commerciali a partire dal mese di aprile, compresi quelli precedentemente introdotti contro Canada, Messico e Cina.

Secondo i giudici, l’amministrazione ha oltrepassato i limiti legali per giustificare l’introduzione di nuove tariffe. La Casa Bianca aveva infatti invocato i poteri previsti dall’International Emergency Economic Powers Act del 1977 dichiarando uno stato di emergenza nazionale per motivi economici.

I dazi sono stati contestati in almeno sette cause legali, intentate da cinque piccole imprese e da dodici stati americani. Tra i querelanti, figura una piccola azienda vinicola a conduzione familiare con sede a New York, riferisce la CNN, che rappresenta numerose aziende colpite dall’ambiziosa agenda commerciale di Trump.

La sentenza non riguarda altri dazi settoriali introdotti da Trump, come quelli su acciaio, alluminio e automobili estere. Questi si basano su un’altra normativa, che richiede un’indagine del Dipartimento del Commercio e non possono essere decisi a discrezione del presidente.

Cosa era successo?

Con il suo insediamento, il 20 gennaio, Trump aveva annunciato nuovi dazi verso alcuni partner storici come Messico e Canada, oltre che nei confronti di uno dei principali rivali economici: la Cina. Il presidente sosteneva che il flusso illegale di migranti e droga al confine meridionale rappresentasse una minaccia alla sicurezza nazionale e che i tre paesi dovessero fare di più per contrastarlo.

Queste dichiarazioni avevano subito fatto crescere le preoccupazioni anche in altri paesi.

Il 2 aprile è arrivato l’annuncio che ha scosso il commercio globale: dazi del 10 per cento per alcuni paesi e tariffe reciproche che potevano toccare il 50 per cento per altri.

Mentre i mercati finanziari registravano un forte calo, Trump ha dichiarato di aver sospeso temporaneamente i dazi reciproci per 90 giorni.

Una guerra commerciale accesa con Pechino si è conclusa poi con un accordo ma i timori legati all’aumento dei prezzi e al rischio di recessione sono rimasti.

E adesso?

La sentenza potrebbe indebolire la posizione di Trump nei negoziati con i Paesi che cercano accordi più favorevoli. Tuttavia, questo non significa che il presidente debba rinunciare del tutto al suo piano commerciale.

Trump può aggirare il blocco dei dazi?

Il quadro normativo statunitense prevede diverse leggi che Trump potrebbe ancora utilizzare per portare avanti la sua agenda. Tra queste ci sono l’articolo 122 del Trade Act del 1974, l’articolo 232 del Trade Expansion Act del 1962 e gli articoli 301 e 338 del Trade Act del 1930.

Alcune di queste strade potrebbero aggirare temporaneamente l’ostacolo giudiziario, almeno fino a un eventuale intervento legislativo.

Trump potrebbe anche decidere di avviare indagini commerciali contro i principali partner per poi usarne i risultati come base per imporre i dazi: un’opzione percorribile ma dai tempi più lunghi.

Sul tavolo, infine, c’è anche l’ipotesi del ricorso alla Corte Suprema, per tentare di mantenere attive le misure commerciali almeno durante l’iter del processo di appello.

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