01 Jun, 2025 - 14:18

Crollo dei ponti in Russia, dove e cosa è successo? Le cause dei due incidenti ferroviari sono da accertare

Crollo dei ponti in Russia, dove e cosa è successo? Le cause dei due incidenti ferroviari sono da accertare

Nella notte tra il 31 maggio e il 1° giugno 2025, due gravi incidenti ferroviari hanno colpito la Russia occidentale, nelle regioni di Bryansk e Kursk, entrambe al confine con l’Ucraina. I crolli, avvenuti quasi in contemporanea, hanno provocato almeno sette morti e decine di feriti, oltre a sollevare forti sospetti di sabotaggio in un momento di massima tensione tra Mosca e Kiev.

Dove sono avvenuti i crolli dei ponti in Russi?

I due episodi si sono verificati in zone strategiche per la logistica russa:

  • Regione di Bryansk: Il primo crollo è avvenuto nel distretto di Vygonichskyi. Qui un ponte ferroviario è collassato proprio mentre un treno passeggeri, con 388 persone a bordo, stava transitando sulla linea che collega Klimov a Mosca. La struttura è precipitata sul convoglio, causando il deragliamento di diverse carrozze.
  • Regione di Kursk: Poche ore dopo, un secondo ponte è crollato nel distretto di Zheleznogorsk, mentre una locomotiva merci lo stava attraversando. La locomotiva è caduta sull’autostrada sottostante, prendendo fuoco e ferendo i macchinisti, che sono stati trasportati d’urgenza in ospedale.

Entrambe le regioni sono situate a ridosso del confine ucraino, in un’area già teatro di numerosi episodi di tensione e sabotaggi dall’inizio della guerra.

Cosa è successo: la dinamica degli incidenti

Bryansk: esplosione e deragliamento

Secondo le ricostruzioni delle autorità russe e dei media locali, il ponte nella regione di Bryansk sarebbe stato fatto saltare in aria tramite un ordigno esplosivo. Il governatore della regione, Alexander Bogomaz, ha confermato che l’esplosione è avvenuta al passaggio del treno Klimov-Mosca, provocando la morte di almeno sette persone, tra cui l’autista di un camion che stava attraversando il ponte e diversi passeggeri del treno. Tra i feriti si contano anche tre bambini.

Le Ferrovie di Mosca hanno parlato di “interferenza illegale nelle operazioni di trasporto”, mentre i primi rilievi sul luogo del disastro hanno portato al ritrovamento di frammenti di un ordigno sui pilastri della struttura, rafforzando l’ipotesi di un sabotaggio deliberato.

Kursk: crollo e incendio

Il secondo crollo si è verificato nella regione di Kursk, dove un ponte ferroviario è collassato mentre una locomotiva merci era in transito. La locomotiva è precipitata sull’autostrada sottostante e ha preso fuoco. I macchinisti sono rimasti feriti e sono stati immediatamente soccorsi. Anche in questo caso, le autorità hanno parlato di “interferenza illegale” e sono state avviate indagini per terrorismo.

Le indagini e le ipotesi

Le autorità russe hanno immediatamente avviato indagini per atti di terrorismo. Il Comitato Investigativo russo ha confermato che entrambi i ponti sono crollati a causa di esplosioni e che le indagini puntano a chiarire se i due episodi siano collegati tra loro.

Il presidente della commissione Difesa della Duma, Andrei Kartapolov, ha dichiarato che “è sicuramente opera di sabotatori ucraini o fatto dietro loro istruzioni”, sottolineando come l’obiettivo sarebbe quello di complicare i negoziati di pace previsti nei prossimi giorni a Istanbul tra Russia e Ucraina.

Finora, tuttavia, non ci sono state rivendicazioni ufficiali da parte ucraina, anche se il sospetto di un’azione coordinata di sabotaggio resta forte, soprattutto in un momento in cui la guerra tra i due Paesi è entrata in una fase di alta tensione e di scontri anche nelle retrovie logistiche.

Le reazioni e il contesto internazionale

Il Cremlino ha riferito che il presidente Vladimir Putin è stato costantemente informato sugli sviluppi della situazione dal Servizio di sicurezza federale (FSB) e dal Ministero per le Situazioni di emergenza. Le esplosioni e i conseguenti crolli sono avvenuti alla vigilia di un nuovo round di negoziati tra Mosca e Kiev, con la partecipazione di rappresentanti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia.

La tempistica degli attacchi, proprio alla vigilia dei colloqui, rafforza l’ipotesi che si tratti di un tentativo di sabotare il processo negoziale o di esercitare pressione sulle parti coinvolte.

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