L’ultima inchiesta televisiva dedicata al caso di Garlasco ha riportato al centro della scena mediatica la figura di Alberto Stasi. Nel febbraio 2024, nuove informazioni emerse dalle valutazioni psicologiche condotte nel carcere di Bollate hanno svelato elementi inquietanti riguardanti la personalità di Stasi. Durante una recente puntata di “La Vita in Diretta”, il conduttore Alberto Matano ha illustrato questi sviluppi, dando il via a un acceso confronto tra la criminologa Roberta Bruzzone e l’avvocato difensore Antonio De Rensis. Il dibattito si è subito infiammato, toccando temi come le perizie psicologiche, la strategia della difesa e i toni sono diventati rapidamente molto accesi.
Le informazioni condivise da Matano derivano dalle analisi effettuate dagli specialisti nel carcere milanese di Bollate nel febbraio 2024. Gli esperti hanno rilevato in Stasi la presenza di parafilie, ovvero una marcata inclinazione a ricercare soddisfazione attraverso modalità considerate atipiche. Sono stati riscontrati comportamenti ossessivi, come la meticolosa catalogazione di file digitali e la visione costante di video per adulti, spesso caratterizzati da contenuti violenti e disturbanti. Il quadro psicologico delineato dagli esperti sottolinea come queste tendenze siano particolarmente accentuate per una persona della sua età.
Roberta Bruzzone ha chiarito che si tratta di una problematica legata al desiderio sessuale, caratterizzata da impulsi rivolti verso stimoli non convenzionali. Analizzando anche la perizia informatica, la criminologa ha confermato la presenza di video estremi, ben oltre la semplice fruizione di materiale per adulti, inserendo Stasi tra i consumatori abituali di contenuti molto specifici. Bruzzone ha sottolineato come il vero nodo sia il fatto che Stasi non abbia mai voluto riconoscere o affrontare pubblicamente questo aspetto della sua personalità. Secondo la criminologa, la scoperta di questa dimensione nascosta da parte di Chiara potrebbe aver rappresentato un elemento di forte conflitto, tale da alimentare sospetti sul movente dell’omicidio.
La discussione si è fatta particolarmente accesa quando Antonio De Rensis, legale di Stasi, ha preso la parola per replicare alle affermazioni di Bruzzone. L’avvocato ha invitato la criminologa, in qualità di cittadina e non di consulente della Procura, a redigere una consulenza ufficiale e trasmetterla a Pavia. De Rensis ha inoltre chiesto spiegazioni sul motivo per cui, nonostante le analisi dettagliate di Bruzzone, le indagini della Procura siano ancora in corso.
Bruzzone ha risposto facendo notare che non può inoltrare consulenze senza una richiesta formale da parte degli organi giudiziari. De Rensis, a quel punto, l’ha accusata di assumere atteggiamenti di superiorità, presentando le sue opinioni come verità indiscutibili rispetto agli atti processuali. Il legale ha ribadito che la condanna di Stasi si basa su motivazioni solide e ha chiesto di concentrarsi esclusivamente sugli elementi rilevanti per il procedimento ancora aperto.
Durante il confronto, un sorriso di Bruzzone ha spinto De Rensis a segnalare ad Alberto Matano quella che ha interpretato come una mancanza di rispetto, definendo la situazione “too much”. Bruzzone ha precisato che il sorriso serviva a sdrammatizzare i toni dell’avvocato e che l’attenzione doveva rimanere sui fatti.
Il dibattito è proseguito con De Rensis che ha espresso la sua difficoltà a dialogare con Bruzzone, definendo il confronto “una fatica”. L’avvocato ha insistito sull’importanza di attenersi ai documenti ufficiali e alle indagini in corso, citando in particolare la relazione dello psicologo di Bollate. Bruzzone ha ribattuto che quei dettagli sono di interesse pubblico e non solo personale.
L’interazione tra i due è stata caratterizzata da scambi pungenti e da un clima sempre più teso. Nessuno dei due ha ceduto, mostrando divergenze profonde non solo di opinione, ma anche di approccio al caso. Il confronto, avvenuto in diretta televisiva, ha evidenziato la complessità del ruolo degli esperti e dei difensori in vicende giudiziarie di grande impatto mediatico.
Alla fine, nessuno dei protagonisti ha fatto un passo indietro e il dibattito ha lasciato aperti molti interrogativi sul caso di Garlasco, uno dei più discussi nella cronaca nera italiana degli ultimi anni.