Il governo conservatore dell'Olanda crolla a causa di un disaccordo sull'immigrazione. L'esecutivo di coalizione è imploso dopo che il leader di estrema destra olandese, Geert Wilders, ha annunciato il ritiro dei propri ministri dal governo.
A seguire, anche il primo ministro Dick Schoof ha annunciato le sue dimissioni. I Paesi Bassi entrano così in un nuovo periodo di crisi politica, mentre si attende l’annuncio di una data per le prossime elezioni.
Il leader dell'estrema destra ha ritirato il Partito per la Libertà (PVV) dalla coalizione di governo. Geert Wilders aveva già lanciato un ultimatum ai propri partner, insistendo affinché venisse approvato un piano anti-immigrazione. Il 3 giugno, il politico olandese ha dichiarato che il crollo del governo è avvenuto proprio a causa di un disaccordo su questo tema.
Geen handtekening voor onze asielplannen.
— Geert Wilders (@geertwilderspvv) June 3, 2025
Geen aanpassing Hoofdlijnenakkoord.
PVV verlaat de coalitie.
Il piano in questione prevedeva un forte irrigidimento delle politiche d’asilo: respingimento dei richiedenti ai varchi d’ingresso, presidio dei confini con pattuglie militari, sospensione del ricongiungimento familiare per i rifugiati riconosciuti. Era inoltre proposta la deportazione dei siriani con permessi temporanei, sulla base della valutazione secondo cui gran parte della Siria sarebbe oggi un paese sicuro. Infine, si promuoveva l’espulsione dei migranti condannati per reati violenti o sessuali.
Anche se Wilders aveva annunciato che non avrebbe ricoperto il ruolo di primo ministro, non avendo ottenuto il sostegno necessario, ha comunque spinto sin dalle prime settimane per l’adozione di misure restrittive in materia migratoria, forte del fatto che il suo partito era il più votato in Parlamento.
Con il ritiro dei ministri di Wilders, l’esecutivo Schoof ha perso la maggioranza parlamentare, disponendo solo di 51 seggi su un totale di 150. Il partito di Wilders era il più grande della coalizione quadripartitica.
Il primo ministro Dick Schoof ha definito la decisione di Wilders di ritirarsi “inutile e irresponsabile”. Dopo una riunione di gabinetto d'emergenza, convocata subito dopo l'annuncio del leader dell'estrema destra, Schoof ha annunciato le proprie dimissioni. In questo scenario, ha tuttavia deciso di restare alla guida del governo ad interim.
Non solo Schoof, ma anche diversi esponenti della coalizione lo hanno criticato. Alcuni ex partner di governo lo hanno accusato di aver architettato la crisi. La mossa segue la vittoria alle presidenziali del conservatore polacco Karol Nawrocki, che ha rafforzato i populisti di destra in Europa. Dal canto loro, i partiti dell’opposizione hanno commentato la rottura senza sorpresa, considerandola un epilogo prevedibile.
Dopo le dimissioni dell'ex primo ministro Mark Rutte, gli olandesi si erano recati alle urne per le elezioni del 22 novembre 2023. Il Partito per la Libertà di Wilders aveva trionfato al voto, dopo anni trascorsi all'opposizione. Tuttavia, la frammentazione del sistema politico olandese, con molteplici schieramenti e nessuna forza realmente dominante, ha reso difficile formare un governo.
Dopo mesi di crisi politica, il nuovo governo ha prestato giuramento solo nel luglio 2024. La sua caduta, meno di un anno dopo, riapre una fase di profonda incertezza.
Sebbene il PVV abbia ottenuto un risultato storico nel 2023, non è detto che riesca a replicarlo alle prossime elezioni. Al contrario, l’instabilità potrebbe far perdere consensi a Wilders e aprire la strada a nuove coalizioni, forse a guida centrosinistra.
Si prevede che nuove elezioni non potranno svolgersi prima dell’autunno 2025.
La crisi olandese rivela la fragilità delle alleanze politiche basate su programmi profondamente divisivi. Geert Wilders ha imposto la sua linea sull’immigrazione ma l’Olanda entra in una nuova fase di transizione che rischia di prolungarsi, lasciando irrisolte molte delle questioni più urgenti.