05 Jun, 2025 - 10:50

Roberto Saviano: perché vive sotto scorta da anni

Roberto Saviano: perché vive sotto scorta da anni

Quando Gomorra uscì nel 2006, nessuno immaginava quanto questo romanzo avrebbe cambiato per sempre la vita del suo autore.

Roberto Saviano, infatti, con quel libro, ha scosso l’Italia raccontando senza filtri tutti i meccanismi del potere camorristico. Il successo editoriale fu immediato, ma portò con sé anche minacce di morte molto concrete, da parte della camorra nei suoi confronti.

Da allora, Saviano vive sotto scorta: una scelta non sua, ma imposta dalla necessità di proteggerlo da chi non ha gradito che certi nomi e certi affari venissero messi nero su bianco.

La sua è diventata una vita sorvegliata, segnata dalla libertà limitata e dalla consapevolezza di aver pagato un prezzo altissimo per la verità.

Perché Roberto Saviano vive sotto scorta da anni?

"Gomorra" non è un semplice romanzo, ma un pugno nello stomaco, un'inchiesta giornalistica coraggiosa e cruda pubblicata nel 2006 che ha squarciato il velo sull'universo della camorra.

Ne ha svelato, coraggiosamente, i meccanismi perversi e l'impatto devastante sulla società.

Questo libro ha venduto oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo e successivamente è diventato un film acclamato e una serie televisiva di enorme successo. Ma questo successo ha avuto un prezzo altissimo per il suo autore.

Da quel lontano 2006, Roberto Saviano vive sotto scorta. Una misura drastica, ma necessaria, a causa delle minacce di morte ricevute direttamente dalla camorra, in particolare dal temibile clan dei Casalesi, che non ha mai perdonato allo scrittore di aver messo a nudo i loro affari e le loro logiche criminali.

La decisione di assegnargli una protezione fu presa il 13 ottobre 2006 dall'allora ministro dell'Interno, Giuliano Amato.

La goccia che fece traboccare il vaso fu un evento pubblico a Casal di Principe, il cuore del territorio dei Casalesi. In quell'occasione, durante una manifestazione per la legalità, Saviano non usò mezzi termini: denunciò apertamente i capi del clan, esortò la popolazione a ribellarsi, a non piegare la testa di fronte alla prepotenza mafiosa.

Parole di fuoco, che, unite al crescente successo di "Gomorra", attirarono ancora più attenzione su di lui. E così da quel momento in poi iniziarono le telefonate mute, le lettere intimidatorie e un clima di minaccia costante.

Un piano per uccidere lo scrittore

La situazione si fece ancora più critica nel 2008. Un ispettore della DIA di Milano rivelò l'esistenza di un piano, orchestrato dai boss del clan, per assassinare Saviano.

Una notizia sconvolgente che portò a un immediato rafforzamento della sua scorta, passata da tre a cinque uomini.

Sebbene quel piano specifico sia stato successivamente smentito, la tensione rimase altissima. Questo costrinse Saviano a trascorrere un periodo all'estero per garantire la propria incolumità.

Lo stesso giornalista ha descritto la sua vita come un'esistenza sospesa tra "quasi vita, quasi morte". Parole che lasciano intuire il peso psicologico e fisico di vivere costantemente sotto protezione, privato della libertà più semplice, ma preziosa.

Le minacce sono ancora reali?

Questo non lo sappiamo con certezza. C'è chi pensa che la scorta sia inutile, solo una spesa statale inutile. C'è chi, invece, ritiene che si debba continuare a proteggerlo, visto che lui, in alcune circostanze, denuncia ancora la camorra.

C'è chi dice che fa una bella vita in un attico a New York e che è solo un finto perbenista e chi è convinto che se gli è stata assegnata una scorta è perché il rischio risulta reale.

Potete leggere tutte le opinioni qui su Reddit.

È vero che Roberto Saviano vive in un attico a New York?

No, non è vero. Qualche anno fa, lo scrittore ha effettivamente trascorso circa sei mesi nella Grande Mela, ma per motivi di lavoro: era stato invitato da un'università che, naturalmente, gli ha fornito un alloggio per quel periodo.

Tuttavia, non esiste alcuna prova o conferma di un suo acquisto di un attico o di qualsiasi altra proprietà a Manhattan. La voce su questo presunto acquisto immobiliare sembra essere nata da un'affermazione fatta nel 2016 dal senatore D'Anna, vicino a Verdini.

Durante un'intervista, D'Anna lanciò questa "notizia", senza però mai presentare alcuna prova concreta a sostegno. 

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