05 Jun, 2025 - 12:03

Chiara Poggi uccisa con due armi? La nuova ipotesi al centro delle indagini sul delitto di Garlasco

Chiara Poggi uccisa con due armi? La nuova ipotesi al centro delle indagini sul delitto di Garlasco

C'è un omicidio: quello di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. C'è una sentenza definitiva, che ha condannato l'allora fidanzato, Alberto Stasi, a 16 anni di reclusione, riconoscendolo colpevole, al di là di ogni ragionevole dubbio. Mancano, a distanza di quasi 18 anni, l'arma - o le armi - del delitto e il movente. Elementi oggi al centro di nuove indagini. 

L'ipotesi delle due armi usate per uccidere Chiara Poggi

La ricostruzione ufficiale vuole che Chiara, 26 anni, venga uccisa da Stasi tra le 9.12 e le 9.35 del 13 agosto, dopo aver disattivato personalmente l'allarme della villetta di famiglia in via Pascoli. Nella sua relazione, il medico legale Marco Ballardini individua la causa del decesso nelle "lesioni contusive" rinvenute sulla sua testa.

In realtà, le ferite sono tante e sparse su tutto il corpo, alcune più simili a tagli. Circostanza che potrebbe indicare, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l'uso di due armi diverse: una pesante, utilizzata per colpire la vittima alla testa; l'altra "da punta e taglio", compatibile con le lesioni "non contusive". 

Di quali oggetti si tratti, nello specifico, non è chiaro. Il padre di Chiara denunciò la misteriosa sparizione di "un martello a coda di rondine", certo. Ma fa riflettere anche il recente ritrovamento, in un tratto del canale di Tromello, di "oggetti di interesse investigativo": "una pinza da camino, la testa di un martello e due accette". Saranno tutti analizzati. 

I dubbi sul movente del delitto, mai ufficialmente ricostruito

L'ipotesi della "doppia arma del delitto" rafforza la pista dell'omicidio in concorso, già al vaglio della Procura. Gli inquirenti ritengono possibile che sulla scena del crimine fossero presenti più persone: l'indagato Andrea Sempio, e uno o più ignoti. Oppure Stasi.

Resta meno chiaro il movente. L'avvocato di Sempio, Massimo Lovati, sostiene che Chiara potrebbe essere stata uccisa perché "scomoda testimone" di quanto accadeva nel Santuario Madonna della Bozzola. 

In una chiavetta usb, la ragazza aveva salvato articoli su abusi nella Chiesa, pedofilia, anoressia e "omicidi irrisolti". Spunti ritenuti interessanti dagli investigatori, che hanno ora acquisito gli atti del processo che nel 2014 si è chiuso con la condanna per estorsione di due cittadini romeni.

Uomini che avrebbero chiesto 250mila euro a don Gregorio Vitali, allora rettore del Santuario, minacciando di diffondere video e foto di presunti festini a luci rosse all'ombra del luogo di culto. 

Le nuove indagini: attesa per l'incidente probatorio

Se queste piste porteranno a qualcosa, lo dirà solo il proseguimento delle indagini. Intanto, per il 17 giugno è in programma l'inizio dell'incidente probatorio per analizzare il Dna rinvenuto sulle unghie di Chiara, che sarà riconfrontato con quello di Sempio.

Gli accertamenti riguarderanno anche reperti la cui analisi ha dato, in passato, esito dubbio, e impronte digitali, come la "33", repertata sulle scale dove fu rinvenuto il corpo della vittima e che, secondo i consulenti del pm, apparterrebbe - come il Dna - proprio a Sempio. 

Per l'occasione, verrà acquisito il materiale genetico degli "addetti ai lavori", che si aggiungerà a quello - già acquisito - di Marco Poggi, delle gemelle Cappa, di Roberto Freddi, Mattia Capra, Alessandro Biasibetti e Marco Panzarasa. Nessuno di loro, ricordiamolo, è indagato, ma tutti frequentavano la villetta. 

Il servizio della trasmissione Rai "La Vita in Diretta" sulle vecchie intercettazioni di Andrea Sempio - 4 giugno 2025. 

Si stanno esaminando anche tabulati telefonici e intercettazioni. E a chi tenta di gettare "fango" su Chiara - parlando di una "relazione con uomo adulto" e doppi telefoni -, i genitori Rita e Giuseppe rispondono con fermezza:

virgolette
Era una ragazza pulita e non aveva segreti. Non aveva amanti e non aveva due telefoni. Si fanno insinuazioni su una ragazza che non si può difendere.

Per loro, la verità resta quella giudiziaria: l'unico colpevole del delitto è Alberto Stasi. 

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