Mentre Kiev colpisce in profondità il territorio russo con un’operazione senza precedenti, il dialogo tra le parti resta fermo. Le richieste di Mosca sono irricevibili per l’Ucraina e cresce il timore di una nuova escalation.
Le forze ucraine hanno inflitto danni a velivoli strategici russi in un’operazione senza precedenti dell’1 giugno. Oltre 100 droni introdotti sotto copertura in Russia sono stati utilizzati nell'operazione denominata "Spider's Web" (Ragnatela) per colpire i siti militari russi anche a migliaia di chilometri di distanza.
Si tratta di un'azione militare di grande importanza da parte di Kiev nel contesto di un conflitto che continua da oltre tre anni. Anche se non cambierà il corso della guerra, ha sicuramente dato un messaggio di determinazione non solo a Mosca ma anche a tutto il mondo: Kiev è ancora in gioco e non si arrende.
Le autorità ucraine affermano che sono stati danneggiati o distrutti un totale di 41 aerei. Non ci sono conferme ufficiali di questa rivendicazione. Tuttavia, secondo gli analisti, anche la metà di questa cifra potrebbe avere un impatto significativo sulla capacità della forza aerea della Russia.
Sebbene, all’indomani dell’operazione, le parti si fossero incontrate per i colloqui diretti a Istanbul, è attesa già la risposta da parte delle forze russe. Durante il secondo colloquio diretto tra delegazioni russe e ucraine non sono stati registrati passi decisivi per l’obiettivo di porre fine alla guerra.
La Russia ha presentato, il 2 giugno, un memorandum di cessate il fuoco all'Ucraina in cui chiede a Kiev di cedere formalmente tutte le regioni di Luhansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson. Nonostante alcuni di questi territori siano occupati, altri non sono totalmente sotto il controllo russo.
Il testo chiede anche la neutralità dell'Ucraina, il ridimensionamento delle forze armate ucraine e l'impegno di Kiev a non unirsi ad alleanze militari straniere. I termini sono in contrasto con la sovranità e l'integrità del territorio ucraino. Tali richieste, però, sono in linea con le rivendicazioni fatte da tempo da Mosca.
Gli sforzi diplomatici non sono riusciti a colmare la distanza tra le posizioni di Mosca e Kiev. Il presidente americano, Donald Trump, ha affermato, il 4 giugno, dopo una telefonata con il suo omologo russo, che "è stata una buona conversazione, ma non una conversazione che porterà a una pace immediata".
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— Commentary Donald J. Trump Posts From Truth Social (@TrumpDailyPosts) June 5, 2025
Gli Stati Uniti guidano l'impegno diplomatico per mediare un accordo di pace tra Russia e Ucraina. Tuttavia, considerando gli ultimi sviluppi sul campo, le parole di Trump sono apparse piuttosto realistiche, senza dichiarazioni di frustrazione.
Mentre le linee rosse dei due Paesi sono state evidenziate ancora una volta, proseguono le avanzate russe in Ucraina. Uno dei fronti più allarmanti è quello della regione settentrionale di Sumy. Le truppe russe hanno recentemente conquistato diversi villaggi in questo territorio di confine. Parallelamente continua, da ormai più di un anno, la lenta avanzata delle forze russe nell'Ucraina orientale. Ciò accade mentre Putin ha promesso di reagire contro l'Ucraina dopo l'operazione "Spider's Web".
Alcuni media riferiscono che fonti vicine a Trump hanno informato il presidente statunitense del crescente rischio di uno scontro nucleare. Keith Kellogg, inviato di Trump per l'Ucraina, ha affermato a Fox News che “i livelli di rischio stanno aumentando notevolmente”, soprattutto perché c’è incertezza sulla prossima mossa dell’avversario.
Non si tratta però della prima volta che si parla di una forte escalation tra le parti in guerra.
La minaccia nucleare era al centro del dibattito meno di due mesi fa, quando il segretario del Consiglio di sicurezza della Russia, Sergei Shoigu, ha affermato, in un'intervista a Tass, che “Mosca si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in caso di aggressione da parte dei Paesi occidentali”.