08 Jun, 2025 - 11:57

Delitto Garlasco, cosa ha detto Selvaggia Lucarelli su Alberto Stasi e Andrea Sempio?

Delitto Garlasco, cosa ha detto Selvaggia Lucarelli su Alberto Stasi e Andrea Sempio?

Selvaggia Lucarelli è tornata a parlare pubblicamente del delitto di Garlasco, uno dei casi di cronaca nera più controversi e discussi in Italia, durante una trasmissione su Nove.

Le sue dichiarazioni hanno suscitato attenzione per la nettezza con cui ha criticato la gestione mediatica e investigativa della riapertura del caso, evidenziando come la disinformazione abbia condizionato il dibattito pubblico.

Selvaggia Lucarelli e la critica alla disinformazione

Lucarelli ha definito la riapertura del caso Garlasco “viziata dalla disinformazione”, sottolineando come, a suo avviso, molte delle piste alternative a quella che ha portato alla condanna di Alberto Stasi siano “solo fumo negli occhi”.

La giornalista ha evidenziato il dovere dei giornalisti di fornire un’informazione onesta e corretta, soprattutto su un tema delicato come questo, dove il pubblico non ha la possibilità di leggere migliaia di pagine di sentenze e deve affidarsi alle notizie diffuse dai media.

Riferendosi a un episodio emblematico, Lucarelli ha citato le parole di Massimo Giletti, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, che aveva affermato che Stasi aveva ricevuto una pena di 16 anni perché i giudici non erano convinti della sua colpevolezza.

Lucarelli ha corretto questa affermazione spiegando che Stasi era stato condannato a 24 anni, ma aveva ottenuto uno sconto di pena grazie al rito abbreviato, che prevede un terzo di riduzione, portando la pena a 16 anni. Questa precisazione ha voluto smascherare una narrazione errata che può influenzare negativamente la percezione pubblica del processo.

Le piste alternative e la mancanza di prove serie

Un altro punto centrale del suo intervento riguarda le cosiddette “piste alternative” emerse negli ultimi tempi: scenari che coinvolgono satanismo, orge, pedofilia e altre teorie complottiste.

Lucarelli le ha definite prive di fondamento e prive di basi investigative solide, sottolineando che se ci fosse una pista seria, non si assisterebbe a un proliferare di teorie così disparate e contraddittorie.

Ha inoltre spiegato che l’impronta “insanguinata” attribuita ad Andrea Sempio, non era in realtà sangue, ma un’impronta colorata da un reagente utilizzato per evidenziare le tracce. Se fosse stata davvero sangue, il caso sarebbe stato risolto da tempo, ha affermato con fermezza.

La condanna di Alberto Stasi e la sua posizione personale

Lucarelli ha ribadito la sua convinzione che Alberto Stasi sia stato l’autore dell’omicidio di Chiara Poggi, ma ha anche spiegato che, dal punto di vista giuridico, avrebbe votato per l’assoluzione.

Questa posizione apparentemente contraddittoria si basa sulla distinzione tra verità processuale e verità fattuale: secondo lei, la giustizia non è riuscita a provare la colpevolezza di Stasi “oltre ogni ragionevole dubbio”, nonostante le evidenze indiziarie.

Nel suo ragionamento, Lucarelli ha sottolineato come il quadro indiziario, tra cui la presenza della bicicletta simile a quella di Stasi sul luogo del delitto, le scarpe di una misura corrispondente e il fatto che Chiara conoscesse chi l’ha uccisa (essendo stata lei stessa a disattivare l’allarme per far entrare la persona), indichi che l’assassino fosse qualcuno a lei vicino.

Ha anche evidenziato particolari come l’overkilling, cioè la brutalità e la quantità di colpi inferti alla vittima, e il trascinamento del corpo, elementi tipici di un omicidio passionale. Secondo Lucarelli, un ladro o un estraneo non avrebbe avuto motivo di infliggere tanta violenza.

La critica alle speculazioni mediatiche su Andrea Sempio

Infine, Lucarelli ha espresso scetticismo riguardo alle accuse rivolte ad Andrea Sempio, amico di Michele Bertani, che è stato indicato come possibile nuovo indagato.

Ha definito questa pista poco credibile e ha avvertito contro la tendenza della stampa e dell’opinione pubblica di cercare un “capro espiatorio” alternativo per soddisfare la necessità di trovare un colpevole, soprattutto in assenza di prove certe.

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