Alle 12 dell’8 giugno, l’affluenza nazionale ai referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza si attesta al 7,4%, confermando le previsioni della vigilia: la partecipazione degli elettori è estremamente contenuta e il raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto appare, al momento, un obiettivo quasi impossibile.
Il dato delle 12 è in calo rispetto a precedenti consultazioni simili: nel 2011, quando si votava su due giorni e il quorum fu raggiunto, l’affluenza alle 12 era già all’11,6%. Nel 2022, invece, il primo dato di affluenza fu del 6,7% e il risultato finale si fermò poco sopra il 20%, ben lontano dalla soglia necessaria per la validità dei referendum.
Questa tendenza si conferma anche oggi, con una partecipazione che oscilla tra il 6,8% e il 7,4% a seconda dei quesiti. Le regioni mostrano forti differenze: l’Emilia-Romagna guida con il 10,9%, seguita da Liguria e Piemonte (circa 8%), mentre Calabria e Sicilia sono ferme attorno al 4-4,5% e la Valle d’Aosta addirittura al 2,2%.
Diversi fattori contribuiscono a questa bassa affluenza:
Guardando ai dati storici e alle dinamiche attuali, è difficile immaginare una rimonta significativa dell’affluenza. Nel 2011, per raggiungere il quorum, la partecipazione aumentò sensibilmente nelle ore successive, ma il contesto politico era molto diverso. Oggi, anche i sondaggi più ottimistici ipotizzano una partecipazione finale tra il 20% e il 40%, comunque insufficiente per la validità dei referendum.
Le rilevazioni ufficiali proseguiranno alle 19 e alle 23 di domenica, con il dato definitivo atteso alle 15 di lunedì 9 giugno, alla chiusura dei seggi. Tuttavia, salvo sorprese clamorose, il trend sembra ormai segnato: il quorum appare fuori portata e l’esito dei referendum, a prescindere dal risultato tra Sì e No, resterà probabilmente privo di effetti giuridici.
Il dato delle 12 conferma un’Italia distante dalla partecipazione referendaria. Salvo un’improbabile inversione di tendenza nelle prossime ore, il referendum dell’8 e 9 giugno si avvia verso un’affluenza storicamente bassa e il mancato raggiungimento del quorum, segnando un nuovo capitolo nella crisi della partecipazione democratica.