Il cuore verde di Roma, Villa Pamphili, è stato sconvolto da un dramma che ha lasciato la città senza parole: il ritrovamento, sabato 7 giugno 2025, dei corpi senza vita di una donna di circa quarant’anni e della sua bambina di pochi mesi. Le due vittime, identificate come madre e figlia, erano originarie dell’Europa dell’Est e, secondo le ricostruzioni più recenti, la loro morte sarebbe avvenuta in circostanze ancora da chiarire, ma con un elemento inquietante: sulla bambina sono stati riscontrati segni sospetti, che potrebbero far pensare a un tentativo di strangolamento o a un colpo violento alla nuca.
L’autopsia sulla donna non ha evidenziato segni di violenza evidenti: non sono state riscontrate ferite da arma da fuoco o da taglio, né segni di percosse o di strangolamento. Al contrario, la bambina presentava un livido sospetto alla nuca, che potrebbe essere stato causato da un colpo violento o, secondo alcune ipotesi investigative ancora non confermate, da un tentativo di strangolamento. Gli esami tossicologici e ulteriori accertamenti sono ancora in corso, ma la presenza di questo segno ha spinto gli inquirenti a non escludere la pista dell’omicidio doloso.
La differenza nello stato di decomposizione dei due corpi ha complicato ulteriormente la ricostruzione dei fatti: la donna appariva già in uno stadio avanzato di decomposizione, mentre la bambina sembrava deceduta da meno tempo. Questo potrebbe far pensare che le due morti siano avvenute in momenti diversi, anche se non è escluso che la differenza sia dovuta alle modalità di occultamento del cadavere della madre, avvolto in un sacco nero e nascosto sotto la vegetazione.
Le indagini sono ancora in corso e le ipotesi sono molteplici:
Fin dalle prime ore, gli investigatori hanno concentrato la loro attenzione su un uomo di origine est-europea, visto più volte aggirarsi nel parco insieme alla donna e alla bambina nei giorni precedenti al ritrovamento. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto questa persona con in braccio una sorta di “fagotto”, che potrebbe essere stato il corpo della bambina.
La Squadra Mobile sta vagliando le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona, soprattutto tra via Olimpica e via Aurelia Antica, nella speranza di individuare il presunto responsabile o almeno di ricostruire gli ultimi spostamenti delle vittime e dell’uomo sospettato. Al momento, però, nessuna prova diretta collega l’uomo al delitto, né sono emerse tracce di trascinamento o di veicoli che abbiano trasportato i corpi all’interno del parco.
La donna e la bambina erano note in zona, anche se vivevano ai margini della società. Secondo alcune fonti, la loro scomparsa era stata segnalata da una persona vicina, che aveva notato la loro assenza nei giorni precedenti al ritrovamento. La donna, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, era originaria dell’Europa dell’Est, probabilmente della Romania, mentre la bambina aveva tra i cinque e i dieci mesi.
Le indagini hanno confermato il legame di parentela tra le due grazie a una comparazione del DNA e al riscontro delle impronte digitali nelle banche dati. Tuttavia, la donna non era mai stata fotosegnalata e non risultava essere mai stata coinvolta in procedimenti penali.
La vicenda si inserisce in un contesto di forte degrado e marginalità sociale: Villa Pamphili, nonostante sia uno dei principali polmoni verdi della Capitale, è frequentata anche da persone senza fissa dimora, tossicodipendenti e famiglie che vivono in condizioni di estrema precarietà. Molti testimoni hanno raccontato di una vita notturna molto intensa nel parco, con episodi di violenza e degrado che spesso sfuggono al controllo delle autorità.
“Molti cancelli sono rotti, molti sono scavalcabili, non è impossibile entrare di notte”, ha spiegato una dipendente di un bistrot vicino al parco, sottolineando come la zona sia spesso teatro di episodi di criminalità e di abbandono.