Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la villetta di via Pascoli a Garlasco è tornata al centro dell’attenzione investigativa. La recente riapertura dell’inchiesta, che ha portato a nuove indagini e all’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, si deve in larga parte all’applicazione di una sofisticata disciplina scientifica: la Bloodstain Pattern Analysis (BPA), ovvero l’analisi delle tracce di sangue sulla scena del crimine.
La Bloodstain Pattern Analysis è una metodologia di indagine scientifica che studia la forma, la dimensione, la posizione e la distribuzione delle macchie di sangue per ricostruire la dinamica di un crimine. Si tratta di una disciplina che integra competenze di medicina, chimica, fisica, biologia e matematica, e che si avvale di tecnologie avanzate come laser scanner, droni, fotogrammetria e modellazione 3D.
L’obiettivo principale della BPA è quello di fornire una ricostruzione oggettiva degli eventi avvenuti durante un’aggressione, determinando:
In pratica, la BPA permette di “leggere” ciò che è accaduto attraverso le tracce lasciate dal sangue, anche in assenza di testimoni oculari o riprese video.
Nel caso Garlasco, la Bloodstain Pattern Analysis è stata fondamentale per reinterpretare la scena del delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007. I carabinieri del Ris hanno utilizzato le più avanzate tecnologie disponibili, tra cui laser scanner e droni, per creare un modello tridimensionale ad alta precisione della villetta teatro dell’omicidio.
Grazie alla BPA, è stato possibile:
Questa nuova lettura scientifica ha permesso di individuare elementi investigativi prima trascurati, come l’impronta parziale di una scarpa femminile (numero 36/37) trovata in cima alle scale che conducono alla cantina, dove fu scoperto il corpo di Chiara Poggi. L’analisi delle tracce ematiche ha inoltre evidenziato la possibilità che l’aggressione sia stata perpetrata da più persone, ipotesi rafforzata dalla presenza di profili genetici maschili sotto le unghie della vittima, uno dei quali attribuito ad Andrea Sempio.
La BPA si basa sull’osservazione e sulla misurazione delle caratteristiche delle macchie di sangue: forma, dimensione, distribuzione e angolazione. Attraverso la triangolazione, gli esperti riescono a stabilire la posizione nello spazio da cui sono partite le gocce e a ricostruire la sequenza degli eventi.
Nel caso di Garlasco, la BPA ha permesso di:
Nonostante la BPA rappresenti uno strumento potentissimo per la criminologia forense, non è una scienza esatta. Studi internazionali hanno evidenziato che, in una percentuale non trascurabile di casi, le conclusioni degli analisti possono essere errate o soggette a interpretazioni diverse. Tuttavia, l’integrazione con altre tecniche investigative e l’uso delle più moderne tecnologie digitali ne aumentano l’affidabilità e la precisione.
Nel caso Garlasco, la BPA è stata decisiva per riaprire l’inchiesta, offrendo nuovi spunti investigativi e la possibilità di rivedere la dinamica del delitto con strumenti che, diciotto anni fa, non erano disponibili. La speranza degli inquirenti e dei familiari di Chiara Poggi è che la scienza possa finalmente restituire verità e giustizia a una delle vicende di cronaca nera più discusse degli ultimi decenni.