Daniele Pieroni è diventato il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo l’approvazione della legge regionale sul fine vita, segnando un momento storico e profondamente simbolico nel dibattito italiano sui diritti dei malati e sulla libertà di scelta nella fase terminale dell’esistenza. La sua vicenda personale, segnata da una lunga malattia e da una decisione lucida e consapevole, ha riportato al centro dell’attenzione pubblica il tema della dignità e dell’autodeterminazione.
Daniele Pieroni era uno scrittore, giornalista e musicista di 64 anni, originario dell’Abruzzo, che aveva trascorso gran parte della sua vita a Roma prima di trasferirsi a Chiusi, in provincia di Siena. Nella sua carriera aveva ricevuto riconoscimenti come il “Premio Montale fuori di casa” e si era distinto per la sua attività culturale e letteraria. Negli ultimi anni, però, la sua vita era stata profondamente segnata dalla malattia.
Dal 2008 Pieroni era affetto dal morbo di Parkinson, una patologia neurodegenerativa cronica e progressiva che colpisce il sistema nervoso centrale e si manifesta con sintomi come tremori, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti e difficoltà posturali. Nel suo caso, la malattia aveva avuto un decorso particolarmente aggressivo, portando a un peggioramento costante delle capacità motorie e della qualità della vita.
Una delle complicanze più gravi che aveva colpito Pieroni era la disfagia, ovvero la difficoltà o l’impossibilità di deglutire cibi e liquidi. Questa condizione, comune nei pazienti con malattie neurologiche avanzate come il Parkinson, comporta rischi elevati di malnutrizione, disidratazione e infezioni respiratorie. Per far fronte a questa situazione, Pieroni era stato costretto a ricorrere alla nutrizione artificiale tramite PEG (gastrostomia endoscopica percutanea), un sondino che collega direttamente lo stomaco all’esterno del corpo e che, nel suo caso, era in funzione per 21 ore al giorno. Questo dispositivo, pur essendo essenziale per la sopravvivenza, aveva reso la sua quotidianità estremamente limitata e priva di autonomia.
La decisione di ricorrere al suicidio assistito non è stata improvvisa. Nell’agosto 2023, consapevole dell’irreversibilità della sua condizione e del peggioramento progressivo, Pieroni ha contattato l’associazione Luca Coscioni tramite il cosiddetto “numero Bianco” per ricevere informazioni sulle possibilità offerte dalla legge e dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale (nota come sentenza Cappato-Dj Fabo). Dopo aver valutato tutte le opzioni, comprese le disposizioni anticipate di trattamento e la sedazione palliativa profonda, ha scelto di intraprendere il percorso previsto dalla normativa per la morte volontaria assistita.
Il 31 agosto 2023 ha presentato formale richiesta all’Asl Toscana Sud Est per accedere alla procedura. Dopo mesi di verifiche e valutazioni da parte dell’azienda sanitaria, il 22 aprile 2025 è arrivato l’esito positivo: Pieroni aveva i requisiti previsti dalla legge regionale e dalla Consulta per poter procedere.
Il 17 maggio 2025, nella sua abitazione di Chiusi, Daniele Pieroni ha potuto autosomministrarsi il farmaco letale predisposto dall’Asl, utilizzando un dispositivo a doppia pompa infusiva. Al suo fianco erano presenti due dottoresse e un medico legale dell’Asl, la coordinatrice della cellula toscana dell’associazione Luca Coscioni Felicetta Maltese, il fiduciario Leonardo Pinzi, le sue badanti e i familiari. Alle 16:47 ha attivato il dispositivo e alle 16:50 è deceduto serenamente.
Chi era presente ha sottolineato la professionalità e l’umanità del personale sanitario, nonché la serenità con cui Pieroni ha affrontato l’ultimo atto della sua esistenza. La procedura si è svolta nel pieno rispetto della legge toscana, che garantisce tempi certi e modalità precise per l’accesso al suicidio assistito, obbligando le Asl a fornire medici e materiali a chi ne ha diritto.
La scelta di Pieroni nasce da una condizione di sofferenza fisica e psicologica divenuta insostenibile. Il Parkinson avanzato, la grave disfagia e la totale dipendenza dalla PEG avevano annullato ogni prospettiva di autonomia e dignità nella vita quotidiana. La sua decisione è stata lucida, ponderata e supportata dalla volontà di porre fine a una situazione che egli stesso definiva senza via d’uscita, nel rispetto della propria dignità e circondato dalle persone care.
Pieroni ha voluto esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, scegliendo di morire secondo le modalità previste dalla legge, senza dover ricorrere a viaggi all’estero o a soluzioni clandestine. Il suo caso rappresenta un precedente importante nell’applicazione della legge toscana sul fine vita e riapre il dibattito nazionale su una normativa ancora frammentaria e oggetto di forti contrapposizioni politiche e culturali.
La vicenda di Daniele Pieroni non è solo la storia di una sofferenza personale, ma anche un atto di testimonianza civile. Il suo gesto, accompagnato dal rispetto delle procedure e dalla presenza di familiari e operatori sanitari, dimostra come sia possibile garantire trasparenza, dignità e rispetto delle volontà del paziente nel percorso di fine vita, offrendo un modello di civiltà e responsabilità per tutto il Paese.