11 Jun, 2025 - 15:21

Garlasco, quante persone in casa mentre Chiara moriva? Ecco la nuova teoria degli inquirenti

Garlasco, quante persone in casa mentre Chiara moriva? Ecco la nuova teoria degli inquirenti

Il delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, continua a essere uno dei casi più discussi della cronaca italiana. A distanza di quasi vent’anni, nuove analisi scientifiche e rilievi nella villetta di via Pascoli stanno riscrivendo la dinamica dell’omicidio di Chiara Poggi, aprendo scenari inediti: secondo la Procura di Pavia, al momento del delitto in casa potrebbero essere state presenti almeno tre persone, e una delle prove chiave è un’impronta “carica di materiale biologico”.

Delitto di Garlasco, le nuove indagini e i reperti chiave

Nelle ultime settimane, i carabinieri del Ris sono tornati nella villetta dei Poggi per una mappatura 3D dettagliata degli ambienti e delle scale interne, utilizzando laser scanner e droni per ricostruire al millimetro la scena del crimine e la traiettoria delle tracce di sangue. Al centro dell’attenzione ci sono alcuni reperti, tra cui un tappetino, un cucchiaio e soprattutto l’ormai celebre “impronta 33”, una traccia papillare trovata sulla parete della scala che porta alla cantina, vicino al punto in cui fu ritrovato il corpo di Chiara.

Questa impronta, attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e oggi indagato per omicidio in concorso, è considerata dagli inquirenti una prova cruciale. Recenti consulenze hanno infatti rilevato che l’impronta sarebbe “densa e carica di materiale biologico”, probabilmente sangue, e che la colorazione intensa osservata durante le analisi con la ninidrina sarebbe dovuta proprio all’abbondanza di materiale organico. Se confermato, il DNA contenuto nell’impronta potrebbe essere comparato con quello dei principali sospettati e delle altre persone che frequentavano la casa.

L'ipotesi: almeno tre persone in casa al momento dell'omicidio

L’ipotesi che in casa ci fossero almeno tre persone mentre Chiara moriva è sostenuta sia dalla Procura sia dalla difesa di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e unico condannato in via definitiva per l’omicidio. Secondo la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchegiani, nominati dal gip di Pavia, la nuova disposizione delle tracce di sangue e delle impronte potrebbe suggerire la presenza di più soggetti sulla scena del crimine. Già nel 2007, un consulente della difesa aveva ipotizzato la presenza di due persone, ma oggi si parla esplicitamente di almeno tre, sulla base delle nuove tecnologie di analisi e della rilettura delle tracce ematiche.

Ulteriori elementi a sostegno di questa ricostruzione arrivano dalla presenza di due profili maschili sotto le unghie della vittima e da alcune anomalie nelle tracce di sangue rinvenute accanto al divano e lungo la scala, che potrebbero indicare una dinamica dell’aggressione più complessa di quanto ipotizzato in passato. La Procura ha disposto il prelievo e la comparazione del DNA di numerosi soggetti, tra cui amici della vittima e del fratello, investigatori e soccorritori, per verificare eventuali compatibilità con le tracce biologiche repertate.

L’impronta 33 e il suo valore probatorio

L’impronta 33, trovata vicino al cadavere di Chiara Poggi, è diventata il simbolo di questa nuova fase investigativa. Secondo le ultime analisi, la traccia sarebbe stata lasciata da Andrea Sempio, la cui presenza nella villetta è ora al centro dell’inchiesta. Il materiale biologico presente nell’impronta potrebbe contenere sangue della vittima o dell’assassino, e la sua analisi è considerata determinante per chiarire chi fosse effettivamente in casa durante il delitto.

La difesa di Stasi insiste affinché vengano effettuati ulteriori accertamenti sull’impronta e sulle altre tracce, mentre la Procura punta a una ricostruzione completa della scena del crimine, anche grazie alle moderne tecniche di Bloodstain Pattern Analysis e alla ricostruzione 3D degli ambienti.

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