Il caso Garlasco, con l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto nell’agosto 2007, continua a generare domande e suggestioni anche a quasi vent’anni di distanza. Tra i nuovi enigmi emersi negli ultimi mesi, uno dei più discussi riguarda la figura di Michele Bertani, il suo misterioso messaggio social e l’ombra della Cabala ebraica, con un inquietante riferimento a una canzone dei Club Dogo.
Michele Bertani era un amico stretto di Andrea Sempio, oggi indagato nell’ultima riapertura delle indagini sull’omicidio Poggi. Bertani si è tolto la vita nel marzo 2016, pochi mesi dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, all’ergastolo. Il suo nome è tornato al centro dell’attenzione perché, poco prima del suicidio, pubblicò su Facebook un post che oggi viene letto come un potenziale messaggio in codice collegato al delitto di Garlasco.
Il 19 gennaio 2016, Bertani scrisse su Facebook:
“La VeriTa Sta Nelle CoSe Che NeSSUno sa!! la Verità nessuno mai te la racconterà…”
Questa frase è una citazione dal brano “La Verità” dei Club Dogo, tratto dall’album Vile Denaro del 2007. All’epoca sembrò solo uno sfogo personale, ma la struttura grafica – con l’alternanza di lettere maiuscole e minuscole – ha attirato l’attenzione degli investigatori e dei media negli ultimi mesi.
Secondo diverse ricostruzioni, eliminando le lettere maiuscole dalla prima parte della frase, le minuscole rimaste (“a eria’ ta elle oe he euno sa”) sarebbero state traslitterate in ebraico e tradotte in italiano con la frase:
“C’era una ragazza lì che sapeva”.
La traduzione sarebbe stata confermata da due rabbini indipendenti, interpellati dalla giornalista Rita Cavallaro. Il dettaglio inquietante è che Bertani, sui social, usava il nickname Mem He Shin, che nella mistica ebraica e nella Cabala rappresenta il Quinto Nome di Dio, legato a concetti di verità nascosta e rivelazione mistica. Questo elemento ha rafforzato l’ipotesi che il post potesse contenere un codice cifrato, forse un messaggio destinato a chi sapeva leggere tra le righe.
Il profilo social di Bertani mostra una forte attrazione per simbolismi, arte esoterica e riferimenti mistici: tatuaggi, labirinti, il santuario della Madonna della Bozzola (luogo attorno al quale ruotano alcune delle teorie alternative sul delitto), e il nickname ebraico. Secondo alcune ricostruzioni, Bertani avrebbe avuto a disposizione nel 2007 una Golf nera, simile a quella vista da un testimone vicino alla casa dei Poggi la mattina dell’omicidio. Tuttavia, non ci sono prove dirette che colleghino Bertani al luogo del delitto in quel giorno.
Il contenuto del post, la scelta del nickname e la tempistica (il messaggio fu pubblicato poco dopo la condanna di Stasi e pochi mesi prima del suicidio di Bertani) hanno alimentato numerose teorie. C’è chi ipotizza che Bertani volesse lasciare un segnale, forse una confessione indiretta, forse un avvertimento, forse un tentativo di alleggerire la coscienza. La frase “C’era una ragazza lì che sapeva” lascia intendere che Chiara Poggi potesse essere a conoscenza di segreti o fatti gravi, e che questo avrebbe potuto essere il movente del delitto.
Altri elementi – come le intercettazioni in cui Sempio, nel 2017, si rivolge idealmente all’amico scomparso (“Perché ti sei impiccato? Che cosa hai ottenuto?”) – aggiungono un ulteriore livello di mistero e di inquietudine.