Dopo mesi di scontri commerciali e una escalation di dazi, Stati Uniti e Cina sembrano finalmente avvicinarsi a una tregua.
Il presidente americano, Donald Trump, ha dichiarato l'11 giugno che l'accordo con la Cina "è concluso" dopo due giorni di colloqui tra alti funzionari a Londra per trovare una tregua commerciale. Washington e Pechino hanno così raggiunto un'intesa provvisoria.
Le due maggiori economie e potenze mondiali hanno registrato un progresso significativo. Il Segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick, ha definito l’intesa "il primo passo" verso la costruzione di un rapporto commerciale "vantaggioso per entrambe le parti". Tuttavia, per mettere in atto i termini dell’accordo, è ancora necessaria l’approvazione di Trump e del presidente cinese Xi Jinping.
Dopo settimane di tensione e una spirale di dazi sempre più alti, Stati Uniti e Cina hanno finalmente trovato un punto d’incontro. Il 12 maggio, durante un incontro a Ginevra, le due potenze avevano concordato una riduzione temporanea delle tariffe: Washington ha abbassato i dazi sulle esportazioni cinesi dal 145 per cento al 30 per cento, mentre Pechino ha ridotto al 10 per cento quelli sui beni statunitensi.
Questo primo passo è stato però seguito da un momento di disaccordo, discusso nella telefonata del 5 giugno tra Trump e Xi Jinping. Lo scambio ha riattivato il dialogo politico e ha aperto la strada a nuovi colloqui commerciali, iniziati a Londra il 9 giugno, con l’obiettivo di consolidare l’accordo e porre fine a un confronto che ha messo a dura prova l’economia globale.
Le esportazioni cinesi di minerali di terre rare erano il tema centrale dell'incontro di Londra. Lutnick ha affermato che l'accordo tra i due Paesi dovrebbe portare alla risoluzione delle restrizioni sui minerali di terre rare e sui magneti, componenti essenziali per un'ampia gamma di prodotti elettronici.
Nel suo annuncio, Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti applicheranno dazi del 55 per cento sulla Cina, mentre la Cina applicherà dazi del 10 per cento sugli Stati Uniti. Washington consentirà inoltre il rilascio di visti per gli studenti cinesi. Tuttavia, non sono stati rivelati ulteriori dettagli.
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— Commentary Donald J. Trump Posts From Truth Social (@TrumpDailyPosts) June 11, 2025
Secondo quanto si apprende, diverse misure adottate precedentemente dagli Usa restano ancora in vigore, come l'esenzione de minimis.
Considerando le altalenanti relazioni commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti dall'inizio del secondo mandato di Trump, bisognerà attendere per vedere come andranno le cose in futuro.
Pochi giorni dopo il suo insediamento, Trump ha annunciato i dazi. Il presidente ha firmato un ordine esecutivo che aumentava del 10 per cento i dazi sui beni importati dalla Cina. La misura mirava a limitare l'importazione di fentanyl negli Usa. Queste imposte sono entrate in vigore il 4 febbraio. L’ordine includeva anche l'esenzione de minimis per i prodotti cinesi, ovvero l'esenzione degli articoli di piccole dimensioni di valore pari o inferiore a 800 dollari dai dazi e dalle dichiarazioni doganali, poi revocata successivamente.
In risposta, la Cina ha annunciato che a partire dal 10 febbraio avrebbe imposto una tariffa del 15 per cento su carbone e gas liquefatto, e del 10 per cento su petrolio, macchinari agricoli e auto di grossa cilindrata. Ha inoltre introdotto controlli sull’export di minerali di terre rare.
Il 3 marzo Trump ha alzato al 20 per cento i dazi sui prodotti cinesi. Il giorno dopo, Pechino ha reagito con una tariffa del 15 per cento su grano, pollo, mais e cotone, e del 10 per cento su carne, pesce, frutta, verdura, latticini e soia. Inoltre, ha avviato una causa contro gli Stati Uniti presso l’Organizzazione mondiale del commercio, contestando le misure americane.
Il 2 aprile Trump ha lanciato i suoi dazi del cosiddetto “Giorno della Liberazione”, portando le tariffe sui prodotti cinesi al 54 per cento e reintroducendo l’esenzione de minimis per i pacchi provenienti dalla Cina continentale e da Hong Kong. Pechino ha risposto con dazi del 34 per cento su tutte le importazioni statunitensi a partire dal 10 aprile.
L’8 aprile Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo che ha portato le tariffe Usa al 104 per cento. Il giorno dopo, la Cina ha alzato le sue tariffe all’84 per cento, cui è seguito un ulteriore rilancio americano fino al 125 per cento. Ciò ha portato l'aliquota tariffaria totale applicata dagli Stati Uniti alle esportazioni cinesi al 145 per cento.
Il Ministero delle Finanze cinese ha successivamente adeguato l’aliquota sulle merci statunitensi, eguagliando la soglia del 125 per cento.