12 Jun, 2025 - 10:11

Caso Alice Neri, Ingroia: "Troppe lacune. Gaaloul va assolto, il vero assassino è ancora libero"

Caso Alice Neri, Ingroia: "Troppe lacune. Gaaloul va assolto, il vero assassino è ancora libero"

Nel novembre 2022, Alice Neri, 32 anni, originaria di Ravarino, fu uccisa a coltellate e data alle fiamme all'interno della sua auto a Fossa di Concordia, nel Modenese. Un mese più tardi, fu arrestato per omicidio e soppressione di cadavere il 29enne tunisino Mohamed Gaaloul, rintracciato in Francia. 

Dopo un lungo e complesso processo, ieri, 11 giugno 2025, i pm Giuseppe Amara e Claudia Natalini hanno chiesto alla Corte d'Assise di Modena - incaricata di giudicare l'uomo - di condannarlo a 30 anni di reclusione. Secondo l'accusa, Gaaloul avrebbe reagito al rifiuto della donna di consumare un rapporto sessuale. 

Una ricostruzione che non solo la difesa, ma anche il marito della vittima, rappresentato dall'avvocato Antonio Ingroia, rigetta con forza. "Abbiamo chiesto di assolvere Gaaloul e riaprire le indagini perché riteniamo che l'assassino sia ancora in libertà", ha dichiarato l'ex magistrato a Tag24 a margine dell'udienza.

L'omicidio di Alice Neri e gli indizi contro Gaaloul

L'avvocato Ingroia e il suo assistito, Nicholas Negrini, avevano espresso dubbi sulla colpevolezza di Gaaloul già durante le indagini preliminari. "Abbiamo deciso di partecipare comunque al dibattimento di primo grado per due motivi", spiega ora l'ex pm.

"Prima di tutto, per dare il nostro contributo all'accertamento della verità (cosa che dall'esterno non potevamo fare); e poi per verificare se, dopo l'istruttoria, i dubbi sulle accuse rivolte all'uomo potessero dissiparsi".

"Alla fine - prosegue - le incertezze si sono aggravate". Da qui la richiesta di assoluzione per Gaaloul e la rinuncia alla costituzione di parte civile che, in caso di condanna dell'imputato, avrebbe consentito a Negrini di ottenere un risarcimento.

In aula, Ingroia ha parlato di "debacle dibattimentale dell'impostazione accusatoria". A suo avviso, tutti gli indizi raccolti dall'accusa sarebbero "crollati". "Certo, Gaaloul è stato, almeno apparentemente, l'ultimo ad incontrare Alice, ha una personalità criminale e si è comportato in modo sospetto dopo la fuga". 

Elementi che però, secondo il legale, non sarebbero sufficienti a riconoscerlo colpevole "al di là di ogni ragionevole dubbio, come la legge richiede". "Anche perché - aggiunge - è stato dimostrato che fuggì solo dopo la diffusione delle prime notizie sulla stampa, e non subito dopo l'omicidio".

L'avvocato Ingroia contesta l'accusa. E il movente? 

L'accusa la pensa diversamente, evidenziando, in particolare, il fatto che Gaaloul conoscesse bene il luogo dell'accoltellamento e dell'incendio, che non era noto, invece, alla vittima. Nella requisitoria, i pm hanno citato "plurimi e univoci indizi a suo carico". 

"Qualcuno deve spiegarmi quale sarebbe stato il movente dell'omicidio, e ancor più quello dell'incendio", ribatte Ingroia. "La mia esperienza mi insegna che si dà fuoco a un corpo per cancellare le tracce. Ma Gaaloul sapeva di essere stato visto con Alice, sotto le luci dello Smart Cafè".

"Non aveva motivo di darle fuoco, né di far sparire il suo cellulare, dato che tra loro non c'erano legami, né precedenti contatti". Secondo Ingroia, è più probabile che Alice, dopo l'incontro con Gaaloul, sia stata seguita da qualcuno che conosceva.

Una persona che avrebbe avuto interesse a "eliminare le tracce del loro ultimo, fatale incontro". "Il generale Garofano, nostro consulente di parte, ha sottolineato che il coltello usato era di dimensioni notevoli, con una lama lunga 8-10 cm". Non un'arma da tasca, insomma. Circostanza che fa pensare a un "omicidio premeditato o preordinato". 

Verso la sentenza, tra dubbi e attese: "No a un'altra Garlasco"

La Corte d'Assise di Modena si pronuncerà nelle prossime settimane. "Abbiamo piena fiducia nei giudici e rispetteremo la decisione che prenderanno", anticipa Ingroia. "Se anche dovessero ritenere Gaaloul colpevole, ne prenderemo atto e faremo le nostre valutazioni. Oggi come oggi, sentiamo però il dovere di fermarci".

"C'erano altri sospetti o sospettabili e sono stati ignorati. Contro il cosiddetto 'terzo uomo', che il pm ritiene estraneo all'omicidio, esistevano gli stessi indizi raccolti contro Gaaloul. Abbiamo perfino smontato il suo alibi", sottolinea l'avvocato. "La Procura ha lavorato con il paraocchi, puntando sul bersaglio più facile: uno straniero sbandato, uno spacciatore".

"Invece di cercare il vero colpevole, si è cercato un colpevole. E noi non vogliamo un'altra Garlasco", conclude Ingroia. "Se non siamo certi al 100% della responsabilità di Gaaloul, restituiamo gli atti al pm e ricominciamo. Altrimenti, fra vent'anni, ci ritroveremo punto e a capo". 

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