12 Jun, 2025 - 11:00

Delitto di Garlasco, nuova clamorosa pista: omicidio di gruppo con più armi

Delitto di Garlasco, nuova clamorosa pista: omicidio di gruppo con più armi

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, torna prepotentemente alla ribalta a 18 anni dai fatti. La Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, ha riaperto le indagini con una nuova e clamorosa ipotesi: Chiara sarebbe stata uccisa non solo con più di un’arma, ma anche da almeno due persone. Questa ricostruzione, che si discosta profondamente dalla verità processuale che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, si fonda su un riesame degli atti, su nuove analisi forensi e sulle più moderne tecnologie investigative.

Garlasco, la svolta: due armi e due assassini

Secondo la nuova pista, la scena del crimine presenta elementi che suggeriscono l’uso di almeno due strumenti diversi. L’autopsia del dottor Marco Ballardini, depositata il 5 novembre 2007, evidenziava già allora la presenza di ferite da taglio e lesioni compatibili con pugni sul corpo della vittima. In particolare, le palpebre superiori di Chiara presentavano lesioni trasverse, riconducibili a una violenza superficiale esercitata con un oggetto tagliente o appuntito, mentre altre ferite erano compatibili con colpi inferti da un oggetto contundente, forse un martello a coda di rondine mai ritrovato, la cui scomparsa da un cantiere di Garlasco fu denunciata proprio in quei giorni.

Queste evidenze, unite alla distribuzione delle contusioni e delle ferite, hanno portato gli inquirenti a ritenere plausibile l’impiego di più armi e la presenza di almeno due aggressori. La ricostruzione della dinamica suggerisce che Chiara si sia trovata di fronte a più di un assalitore, in una sequenza di violenza culminata con il colpo fatale alla testa, probabilmente inferto sulle scale che conducono al seminterrato, dove fu poi ritrovato il corpo.

Le nuove tecnologie e la riapertura delle indagini

A rafforzare questa tesi sono i recenti rilievi effettuati dai carabinieri del RIS, che hanno utilizzato laser scanner, droni e ricostruzioni tridimensionali per analizzare ogni dettaglio della villetta di via Pascoli. L’obiettivo è ricostruire con precisione la scena del delitto, confrontando le nuove acquisizioni con le perizie precedenti e con la cosiddetta “impronta 33”, una traccia palmare non insanguinata attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, Marco Poggi.

L’impronta, secondo la difesa, sarebbe compatibile con la frequentazione abituale di Sempio nell’abitazione, ma la Procura la considera un elemento chiave per collocare il giovane sulla scena del crimine. A questo si aggiunge il dato del DNA di Sempio ritrovato sotto le unghie di Chiara, che ha portato alla sua iscrizione nel registro degli indagati per omicidio in concorso con Stasi o con altri.

Gli errori iniziali e la nuova cornice temporale

Non meno rilevante è la consapevolezza, emersa negli ultimi anni, dei numerosi errori commessi nei primi rilievi sulla scena del crimine. Queste lacune investigative, insieme ai progressi tecnologici, hanno spinto la Procura a rimettere mano al fascicolo, riconsiderando anche la cornice temporale dell’omicidio e i movimenti dei possibili responsabili.

Il nuovo scenario, infatti, mette in discussione la ricostruzione che vedeva Stasi unico colpevole e apre la strada a una dinamica più complessa, in cui Chiara avrebbe tentato di difendersi da più aggressori, come suggeriscono le tracce di sangue, le impronte e la disposizione dei segni di violenza.

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