12 Jun, 2025 - 16:02

Omicidio Liliana Resinovich: il braccialetto tagliato e i coltelli del marito, il mistero si infittisce

Omicidio Liliana Resinovich: il braccialetto tagliato e i coltelli del marito, il mistero si infittisce

Il caso di Liliana Resinovich, la donna scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita ventidue giorni dopo in un bosco a Trieste, continua a essere uno dei cold case italiani più discussi e intricati. Al centro delle nuove indagini, che hanno visto una vera e propria riapertura del fascicolo da parte della Procura, spicca un elemento apparentemente secondario ma che potrebbe rivelarsi decisivo: il braccialetto tagliato, un oggetto a cui Liliana era profondamente legata e che, secondo il fratello Sergio, nasconde dettagli inquietanti.

Liliana Resinovich e il braccialetto tagliato

Liliana Resinovich non si separava mai da un particolare braccialetto nero e celeste con disegni greci. Ne aveva donato una copia anche alla cognata e alla nipote, a testimonianza del suo valore affettivo. Il braccialetto, trovato reciso, è stato sequestrato dagli inquirenti e sottoposto ad analisi approfondite per individuare eventuali tracce biologiche o compatibilità con altri oggetti della scena del crimine, come i cordini che avvolgevano i sacchi contenenti il corpo di Liliana.

Il fratello Sergio: “Il braccialetto era umido"

Sergio Resinovich ha più volte sottolineato l’anomalia del braccialetto ritrovato umido, dettaglio che secondo lui non può essere spiegato con una semplice caduta accidentale o con la permanenza all’aperto. Per Sergio, il fatto che Liliana non se ne separasse mai è un ulteriore indizio che rafforza la pista dell’omicidio e della manipolazione del corpo e degli effetti personali della sorella.

I coltelli di Sebastiano Visintin

L’attenzione degli inquirenti si è concentrata anche su Sebastiano Visintin, marito di Liliana e unico indagato per omicidio volontario. In casa sua sono stati sequestrati diversi coltelli e forbici, ora al vaglio della scientifica per verificare se siano compatibili con il taglio del braccialetto e dei cordini trovati sulla scena del crimine. La Procura vuole accertare se proprio uno di questi strumenti sia stato utilizzato per recidere il braccialetto, elemento che potrebbe collegare direttamente Visintin all’azione violenta.

Non solo: sono sotto esame anche i cordini sequestrati in casa Visintin, da confrontare con quelli trovati intorno al collo di Liliana e con quello che legava le chiavi nella sua borsa. Gli investigatori puntano a ricostruire la sequenza degli eventi attraverso analisi genetiche, dattiloscopiche e merceologiche, nella speranza che il DNA o le fibre possano fornire risposte definitive.

Un quadro di aggressione e soffocamento

Secondo la ricostruzione della Procura, Liliana sarebbe stata aggredita in casa o nelle immediate vicinanze, sottoposta a percosse, urti e compressioni, e infine soffocata con un’azione meccanica esterna, probabilmente tramite i sacchi di plastica in cui è stata ritrovata. Il braccialetto tagliato si inserisce in questo scenario come possibile segno di colluttazione: potrebbe essere stato reciso nel tentativo di immobilizzare la donna o durante una fase di violenza particolarmente concitata.

La Procura di Trieste ha deciso di affidarsi alle tecnologie più avanzate per riesaminare ogni singolo reperto: dal braccialetto ai cordini, dai coltelli alle scarpe, passando per i sacchi di plastica. L’obiettivo è trovare tracce di DNA, fibre o impronte che possano finalmente sciogliere il nodo di un caso che, a distanza di anni, resta avvolto nel mistero.

LEGGI ANCHE