La vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi vent’anni, è entrata in una nuova fase cruciale. Dal 12 giugno 2025, a Milano, sono ufficialmente iniziati i lavori preliminari dell’incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’ambito dell’ultima riapertura delle indagini. Al centro dell’attenzione c’è ora Andrea Sempio, indagato per la terza volta per il delitto che nel 2015 aveva portato alla condanna definitiva dell’allora fidanzato di Chiara, Alberto Stasi.
La giornata del 12 giugno ha segnato un momento chiave: nella caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano, i periti nominati dal giudice hanno ricevuto le scatole contenenti i reperti da sottoporre ad analisi scientifiche avanzate. Tra i professionisti incaricati figurano la genetista Denise Albani, il consulente Domenico Marchigiani, insieme ai consulenti di parte civile e difesa, tra cui Luciano Garofano e Marzio Capra.
Nel pomeriggio, ulteriori reperti sono stati ritirati presso l’istituto di medicina legale di Pavia. L’obiettivo è sottoporre questi materiali a nuove indagini genetiche e tecnologiche, sfruttando strumenti di ultima generazione per ottenere risposte che, fino ad oggi, sono rimaste elusive.
Questa fase investigativa si avvale di metodologie all’avanguardia. In particolare, la scena del crimine verrà nuovamente mappata attraverso ricostruzioni tridimensionali con l’ausilio di laser, scanner e droni. Questi strumenti consentiranno di rilevare dettagli prima impossibili da cogliere, aggiornando e integrando le analisi svolte negli anni passati.
Sul fronte genetico, le nuove tecniche di laboratorio offrono una sensibilità molto superiore rispetto a quelle disponibili nel 2007. Secondo Luciano Garofano, ex comandante del RIS e oggi consulente della difesa di Sempio, questa maggiore precisione potrebbe permettere l’individuazione di “altri profili genetici” sui reperti, pur sottolineando che si tratterebbe probabilmente di tracce riconducibili a Chiara Poggi o a persone che frequentavano abitualmente la casa, senza responsabilità dirette nell’omicidio.
L’incidente probatorio proseguirà il 17 giugno con l’apertura delle buste e l’avvio degli accertamenti tecnici irripetibili, sotto la supervisione dei periti nominati dal giudice. Tra gli elementi più attesi ci sono:
Il clima tra le parti coinvolte resta teso. L’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha chiesto di estendere il prelievo del DNA a tutti coloro che entrarono nella villetta dopo il delitto, compresi soccorritori e investigatori, per evitare che in futuro si inseguano nuovi “ignoti” senza riscontri certi. Ha inoltre invitato a non includere il DNA di Stasi nelle comparazioni, sottolineando la necessità di rispetto e cautela nelle ricostruzioni mediatiche e processuali.
Il pubblico ministero, dal canto suo, ha ribadito che l’incidente probatorio deve seguire l’impostazione richiesta dalla Procura, senza deviazioni che possano snaturarne il senso e la finalità.
Le aspettative sono alte, ma gli esperti invitano alla prudenza. Secondo Garofano, anche se dovessero emergere nuovi profili genetici, difficilmente questi porterebbero a una svolta clamorosa: la maggior parte delle tracce potrebbe essere spiegata con la normale frequentazione della casa da parte di amici, parenti o operatori intervenuti dopo il delitto.
Tuttavia, la combinazione tra nuove analisi genetiche e ricostruzioni tridimensionali potrebbe consentire di chiarire dettagli rimasti oscuri e, forse, fornire elementi utili per una lettura definitiva di uno dei casi più controversi della cronaca italiana.
In attesa dei risultati, la comunità di Garlasco e l’opinione pubblica restano col fiato sospeso, nella speranza che la scienza possa finalmente restituire una verità chiara sulla morte di Chiara Poggi.