Sei giorni dopo il tragico ritrovamento dei corpi senza vita di una giovane donna e della sua bambina nel parco romano di Villa Pamphili, il caso ha preso una svolta decisiva: la Procura di Roma ha identificato un sospettato, Rexal Ford, cittadino americano di 46 anni, ora arrestato in Grecia.
Rexal Ford è un cittadino statunitense di 46 anni, con precedenti per maltrattamenti negli Stati Uniti. La sua presenza in Italia risale ad almeno aprile 2025, secondo le prime ricostruzioni.
Ford aveva vissuto per settimane ai margini, insieme alla donna e alla bambina, utilizzando i servizi di associazioni caritatevoli e dormendo in una tenda fornita da una comunità di assistenza ai senzatetto.
Durante la permanenza a Roma, Ford era stato notato da diversi testimoni per il suo atteggiamento minaccioso e per episodi di violenza: un commerciante lo ricorda come un uomo “molto alto, robusto e con un atteggiamento minaccioso”, mentre un clochard riferisce di un’aggressione a un bambino avvenuta circa un mese fa.
Le vittime, una donna di 29 anni e la sua bambina di circa sei mesi, entrambe americane, erano anch’esse senza fissa dimora.
L’identificazione di Ford come principale sospettato è avvenuta grazie a una serie di elementi investigativi incrociati:
Secondo gli esiti dell’autopsia, la bambina sarebbe morta per soffocamento dopo essere stata picchiata e lasciata a digiuno per diversi giorni, come confermato dalla totale assenza di cibo nello stomaco e nell’intestino. La madre, invece, era morta da almeno quattro giorni prima del ritrovamento e le cause esatte del decesso sono ancora oggetto di indagine.
Al momento, la Procura di Roma ha formalmente accusato Ford solo dell’omicidio della bambina e della soppressione di cadavere, in attesa dei risultati dell’autopsia sulla madre per stabilire se possa essere contestato anche il secondo omicidio.
Gli elementi a carico di Ford sono numerosi e consistenti, ma al momento non esiste ancora una confessione o una prova scientifica definitiva che lo incastri come autore di entrambi gli omicidi.
Ford, durante l’interrogatorio, ha dichiarato di essere il padre della bambina, ma la Procura attende l’esito dell’esame del DNA per confermare il legame parentale. Gli inquirenti sottolineano che, pur mancando ancora la certezza assoluta, il quadro indiziario è “robusto” e Ford resta il principale sospettato.
Le indagini continuano per chiarire tutti i dettagli della vicenda, compresa la dinamica degli omicidi e il movente, ma la fuga di Ford e il suo comportamento successivo ai delitti rafforzano i sospetti a suo carico.