14 Jun, 2025 - 13:40

Garlasco, consumato l'intonaco dell'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio

Garlasco, consumato l'intonaco dell'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio

Il caso Garlasco torna al centro dell’attenzione mediatica e giudiziaria con una svolta inattesa: l’intonaco su cui era stata rilevata la cosiddetta “impronta 33”, attribuita ad Andrea Sempio, è stato interamente consumato durante le analisi effettuate all’epoca dei fatti.

Questa novità, rivelata nelle ultime ore, rischia di influenzare profondamente il corso delle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli.

Cos’è l’impronta 33 e perché è importante?

L’impronta 33 è una delle tracce più discusse dell’intera vicenda. Fu trovata sul muro che conduce alla taverna della villetta dove la giovane Chiara Poggi fu uccisa. Negli ultimi anni, la Procura di Pavia ha attribuito questa impronta ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, che da tempo è indagato per omicidio in concorso.

Secondo gli inquirenti, la posizione e la natura dell’impronta la renderebbero un elemento potenzialmente decisivo per ricostruire la dinamica del delitto e l’identità dell’assassino.

La scoperta: intonaco consumato

La notizia è stata diffusa da Gianmarco Menga durante una puntata di Quarto Grado: “L’intonaco asportato dell’impronta 33 sarebbe stato interamente consumato dalle analisi dell’epoca”.

Inizialmente, gli investigatori avevano lavorato solo su una parte del reperto, cercando di conservarne un’altra. Tuttavia, a causa degli esiti dubbi delle prime analisi, si decise di utilizzare anche la seconda parte, esaurendo così tutto il materiale disponibile.

Questa circostanza è stata confermata anche da Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi, che ha spiegato come la scarsità di materiale abbia costretto gli inquirenti a impiegare tutto l’intonaco disponibile, senza possibilità di conservarne una parte per future analisi.

Le conseguenze sulle indagini

La mancanza del reperto fisico comporta che eventuali nuovi accertamenti sull’impronta 33 potranno essere condotti esclusivamente sulle fotografie scattate all’epoca. Questo limita fortemente le possibilità di eseguire analisi scientifiche più avanzate o di effettuare confronti diretti con altri reperti, come avviene normalmente nei casi di incidente probatorio.

L’impronta 33, infatti, non rientra tra i reperti che saranno oggetto dell’incidente probatorio previsto per il 17 giugno 2025. I periti hanno ritirato le buste relative a 58 impronte, tra cui la numero 10 (ritenuta una “manata” lasciata dall’assassino in fuga), ma non la 33, proprio perché il materiale originario non esiste più.

Le reazioni della difesa

La novità ha suscitato forti reazioni da parte della difesa di Andrea Sempio. L’avvocato Massimo Lovati ha espresso il suo disappunto: “Facciamo il processo ai pezzi di carta, alle fotografie! Ma basta! Non ne posso più”. Secondo la difesa, la mancanza del reperto fisico rende poco attendibili ulteriori valutazioni sull’impronta e rischia di trasformare il processo in un confronto su semplici immagini, prive della possibilità di analisi dirette e oggettive.

Cosa cambia davvero?

L’assenza dell’intonaco compromette la possibilità di nuove analisi scientifiche sull’impronta 33. Gli inquirenti dovranno quindi basarsi esclusivamente sulla documentazione fotografica raccolta nel 2007, che potrebbe non essere sufficiente per attribuire con certezza la traccia a un soggetto specifico o per escludere eventuali contaminazioni o errori di rilevamento.

Inoltre, la difesa potrà sostenere con maggiore forza la tesi dell’insufficienza probatoria, mentre l’accusa dovrà cercare altri elementi per corroborare la propria ricostruzione dei fatti. L’attenzione si sposta quindi su altri reperti, come l’impronta 10 e i materiali prelevati dalla scena del crimine, che saranno al centro delle nuove analisi nell’ambito dell’incidente probatorio.

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