Nel corso di ogni stagione calcistica, gli episodi da rigore possono segnare profondamente l’andamento di una squadra, soprattutto per chi lotta nella parte bassa della classifica. Una singola disattenzione difensiva o un intervento scomposto possono trasformarsi in un rigore a favore degli avversari, spesso decisivo per l’esito della partita. Proprio per questo, l’ex arbitro Gianpaolo Calvarese ha stilato una classifica dei difensori più fallosi della Serie A 2024-25, focalizzandosi su quelli che hanno causato il maggior numero di rigori nel corso della stagione.
I numeri raccolti evidenziano non solo le difficoltà individuali, ma anche quelle sistemiche di alcune retroguardie in difficoltà. I nomi in vetta a questa classifica non sorprendono: si tratta di giocatori coinvolti in piena lotta salvezza, che spesso hanno dovuto affrontare gare sotto pressione e in condizioni tattiche complesse. Ma se da un lato i numeri condannano, dall’altro raccontano anche storie di sacrificio, resistenza e, in alcuni casi, salvezza conquistata.
Analizzando i dati raccolti da Calvarese, spiccano due nomi in particolare: Federico Baschirotto del Lecce e Joris Idzes del Venezia. Entrambi hanno causato tre rigori nel corso della stagione, guidando la speciale classifica. Subito dietro, a quota due rigori causati, troviamo una lunga lista di difensori che hanno avuto un impatto diretto — e spesso negativo — sui risultati delle proprie squadre.
Tra questi, spiccano Candela e S. Roberto del Venezia, Dossena del Como, Bisseck dell’Inter, oltre a De Winter e Thorsby del Genoa. Una top 10 che racconta molto di come certe fragilità difensive si traducano in penalità pesanti per le rispettive squadre. In particolare, il Lecce ha concesso ben 10 rigori in totale — secondo solo al Venezia, fermo a 11 — otto dei quali sono stati trasformati dagli avversari. Un dato che fotografa bene le difficoltà delle formazioni in lotta per la salvezza, spesso costrette a difendersi con affanno, perdendo lucidità e precisione negli interventi.
Se è vero che i numeri parlano chiaro, è altrettanto vero che vanno letti nel contesto giusto. Prendiamo il caso di Federico Baschirotto, capitano del Lecce e simbolo di grinta e dedizione. I tre rigori causati pesano — eccome — sulla stagione dei salentini, ma non bastano a offuscare il valore complessivo delle sue prestazioni.
Nonostante alcune ingenuità, Baschirotto ha rappresentato un punto fermo della retroguardia giallorossa, contribuendo in maniera decisiva alla permanenza in Serie A. Emblematico l’episodio contro il Milan: con il Lecce avanti 2-0, un suo fallo in area regala ai rossoneri il rigore della rimonta, culminata poi con la vittoria. Un errore che poteva segnare la stagione, ma che non ha intaccato la sua leadership.
Lo stesso discorso può essere esteso ad altri giocatori della lista, come Idzes del Venezia, che ha sì commesso falli decisivi, ma ha dovuto fronteggiare situazioni estreme in un contesto difensivo perennemente sotto pressione. Non sempre, dunque, l’alto numero di rigori concessi è indice di scarsa qualità: talvolta è il prezzo da pagare per un impegno costante in trincea.
La classifica stilata da Calvarese ci ricorda che dietro ogni errore c’è un contesto, una storia, una tensione. I rigori concessi non sono solo statistiche da analizzare, ma episodi che si inseriscono in una narrazione più ampia, fatta di battaglie salvezza, pressioni emotive e limiti strutturali delle squadre.
Certo, è innegabile che i numeri siano impietosi: 10 rigori concessi dal Lecce, 11 dal Venezia, 8 da Genoa e Udinese non sono solo cifre, ma rappresentano punti persi, classifiche compromesse e, a volte, sconfitte evitabili. Tuttavia, in molti casi, come quello di Baschirotto, si può parlare di un bilancio in equilibrio tra errori e meriti. Il calcio, dopotutto, è anche questo: un misto di statistiche e umanità, numeri che devono essere letti alla luce delle emozioni, delle difficoltà e, a volte, degli eroismi silenziosi di chi lotta ogni settimana per restare a galla. Anche a costo di commettere qualche fallo di troppo.