15 Jun, 2025 - 18:46

Dall’APE Sociale alla pensione di vecchiaia: prendo più o meno di 1.500 euro al mese?

Dall’APE Sociale alla pensione di vecchiaia: prendo più o meno di 1.500 euro al mese?

 All’incrocio tra la fine dell’APE sociale e l’erogazione della pensione di vecchiaia, l’assegno mensile sarà più alto o più basso? Non è una domanda da poco, soprattutto considerando la differenza tra un’indennità e una pensione ordinaria. Ogni settimana arrivano domande sulla possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro o di integrarla con il pagamento di contributi volontari o con il riscatto della laurea. Proprio per questo è importante capire cosa cambia realmente passando dall’APE sociale alla pensione di vecchiaia.

Passaggio da APE sociale a pensione di vecchiaia: cambia davvero l’importo?

Come prevedibile, l’APE sociale non fa risparmiare i lavoratori, ma rappresenta una misura di anticipo che ha i suoi limiti. Con la legge di Bilancio 2024 (30 dicembre 2023, n. 207, commi 175 e 176), il requisito anagrafico è stato innalzato a 63 anni e 5 mesi, con almeno 30 o 36 anni di contributi versati, a seconda dei casi. L’importo massimo dell’assegno mensile resta fissato a 1.500 euro lordi e non viene rivalutato fino al passaggio alla pensione di vecchiaia.

Chi percepisce l’APE sociale non riceve una vera pensione, ma un’indennità temporanea calcolata su una parte dell’assegno che spetterà solo al raggiungimento dei 67 anni.

È vero, per alcune categorie (disoccupati, caregiver, lavoratori gravosi o invalidi) può rappresentare una via strategica per uscire fino a quattro anni prima dal lavoro, ma pochi sanno che comporta anche la perdita di alcuni diritti, come ad esempio la non reversibilità del trattamento.

Come cambierà l’età di uscita nel 2026 e 2027?

Nelle ultime settimane, il dibattito tra maggioranza politica e parti sociali si è concentrato sull’adeguamento alla speranza di vita della pensione di vecchiaia, che potrebbe aumentare di tre mesi. A partire dal 1° gennaio 2027, la pensione di vecchiaia potrebbe quindi essere richiesta a 67 anni e 3 mesi, salvo ulteriori variazioni.

Questo adeguamento coinvolgerebbe anche la pensione anticipata ordinaria, il cui requisito potrebbe salire a 43 anni e 3 mesi di contributi, sempre a partire dal 2027. Tali modifiche potrebbero interessare tutte le misure pensionistiche attive, allungando i requisiti per l’accesso.

In questo contesto di possibili cambiamenti, i percettori dell’APE sociale che si trovano a meno di due anni dal raggiungimento della pensione ordinaria potrebbero dover attendere qualche mese in più prima della trasformazione dell’indennità in pensione di vecchiaia.

Allo stesso tempo, potrebbe diventare più difficile accedere all’APE sociale in futuro, a causa delle necessarie modifiche per garantire la stabilità dei conti pubblici.

Cosa succede al passaggio dall’APE sociale alla pensione di vecchiaia?

Quando si passa dall’anticipo pensionistico (APE sociale) alla pensione ordinaria, vengono garantiti tutti i diritti non maturati fino al compimento dei 67 anni, cioè durante il periodo in cui si percepisce l’indennità.

L’INPS effettua automaticamente il trasferimento del trattamento da APE sociale a pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni, salvo eventuali modifiche normative.

Questo passaggio assicura una stabilità previdenziale e prevede diversi diritti, tra cui:

  • tredicesima mensilità: viene riconosciuta la tredicesima mensilità, che non viene corrisposta durante il periodo di fruizione dell’APE sociale;
  • importo pieno della pensione: l’assegno mensile viene adeguato al pieno importo della pensione. Se durante l’APE sociale l’importo era limitato a 1.500 euro mensili, al passaggio alla pensione ordinaria scatta automaticamente il riconoscimento della parte eccedente non erogata in precedenza;
  • integrazioni e maggiorazioni: l’APE sociale non prevede integrazioni al trattamento minimo, assegni per il nucleo familiare o maggiorazioni sociali, che invece vengono riconosciuti dal momento dell’erogazione della pensione ordinaria;
  • indicizzazione all'inflazione: l’indennità dell’APE sociale non è soggetta a rivalutazione annuale, mentre la pensione ordinaria sì. Questo significa che negli anni la pensione verrà rivalutata e aumentata, anche se di poco;
  • reversibilità: l’APE sociale non è reversibile ai familiari superstiti, mentre la pensione ordinaria prevede la reversibilità in caso di decesso del pensionato.

Come funziona il limite di 1.500 euro?

I percettori dell’APE sociale possono ricevere un importo massimo di 1.500 euro lordi per dodici mensilità. Se, dal calcolo del trattamento pensionistico, emerge un importo più alto, la parte eccedente viene trattenuta e non riconosciuta durante il periodo di fruizione dell’APE sociale, in base alle disposizioni normative previste dalla misura.

Tuttavia, questa parte non riconosciuta servirà ad aumentare l’importo della pensione di vecchiaia al momento del passaggio definitivo. Va sottolineato che l’INPS non riconosce arretrati per la differenza eccedente: durante il periodo in cui si percepisce l’APE sociale, tutto ciò che supera il limite di 1.500 euro lordi va perso e non viene recuperato come arretrato.

È interessante osservare come le misure di anticipo pensionistico prevedano spesso penalizzazioni anche significative sull’importo mensile. Il ritmo di crescita dell’assegno non viene riconosciuto durante l’APE sociale, mentre è garantito per diritto nella pensione di vecchiaia.

Sintesi sull’APE sociale e la pensione di vecchiaia

  1. L’APE sociale paga sempre fino a 1.500 euro al mese? Sì, è un’indennità massima di 1.500 euro, non rivalutata, che viene aggiornata solo al passaggio alla pensione di vecchiaia.
  2. Si perdono diritti passando dall’APE sociale alla pensione? No, al compimento dei 67 anni si riceve la pensione piena con tutti i diritti mancanti, come tredicesima, integrazioni e reversibilità.
  3. Cambierà l’età per andare in pensione nei prossimi anni? Sì, dal 2027 l’età potrebbe aumentare di qualche mese, rendendo più difficile l’uscita anticipata
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