16 Jun, 2025 - 12:25

Trump aggiustatutto: il presidente Usa ora vuole raggiungere una pace tra Israele e Iran

Trump aggiustatutto: il presidente Usa ora vuole raggiungere una pace tra Israele e Iran

Dopo aver rilanciato la diplomazia tra Russia e Ucraina, Donald Trump tenta ora la mossa più audace: fermare la spirale di violenza tra Israele e Iran.

Trump cerca la pace tra Israele e Iran

Il presidente americano, Donald Trump, ha invitato, in un post su Truth Social, Iran e Israele a raggiungere un accordo. A partire dall'inizio del suo secondo mandato, Trump si è posto come un attore che mira a portare pace tra diversi attori mondiali.

Gli Stati Uniti sono già il principale mediatore tra Russia e Ucraina. Durante il mese di maggio, il mondo ha assistito a tensioni crescenti tra India e Pakistan, due vicini nonché potenze nucleari dell'Asia meridionale. La crisi ha acceso i riflettori dell'opinione pubblica internazionale, e Trump ha annunciato la tregua pochi giorni dopo l'inizio degli attacchi reciproci.

In questo quadro, Trump ha dato anche altri esempi della sua diplomazia, che, secondo lui, ha posto fine a dispute in diverse regioni del mondo.

Il leader statunitense ha annunciato che sono già in corso “chiamate e incontri”, lasciando intendere che la Casa Bianca è attivamente impegnata in trattative dietro le quinte per evitare un'ulteriore escalation tra Israele e Iran.

Trump punta sulla pace in Medio Oriente

Trump vuole anche “Rendere il Medio Oriente di nuovo grande”, si legge nel suo post.

Già prima del suo insediamento, la squadra di Trump, insieme a quella del presidente uscente Joe Biden, ha contribuito al raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas. Sebbene le parti non siano riuscite a trovare un’intesa per portare avanti la tregua nella Striscia di Gaza, la diplomazia di Washington ha, per un breve periodo, acceso le speranze per una pace possibile.

In questo scenario ancora fragile, continuano infatti gli sforzi della delegazione statunitense per trovare un nuovo accordo a Gaza.

Parallelamente, Trump invoca la pace anche tra Teheran e Tel Aviv.

L’amministrazione americana ha, fin dal primo giorno, affermato di non essere coinvolta negli attacchi israeliani sul suolo iraniano.

Washington continua a prendere le distanze dall’operazione “Rising Lion”, mentre il presidente si impegna a stemperare le tensioni legate agli attacchi in corso.

La difficile scommessa sulla pace

Nelle prime ore del 13 giugno 2025, Israele ha lanciato l'operazione Rising Lion e ha avviato attacchi contro diversi obiettivi in Iran. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che l’azione militare non si sarebbe limitata a quel giorno, ma sarebbe proseguita finché sarà necessario.

Nel primo giorno, diversi comandanti di alto rango del regime, sei scienziati nucleari e decine di civili hanno perso la vita.

Tel Aviv mira a distruggere il programma nucleare iraniano, considerato una minaccia esistenziale. Gli attacchi reciproci proseguono senza sosta.

Nel frattempo, mentre erano ancora in corso i colloqui sul nucleare tra Teheran e Washington, il presidente americano si era opposto a un’azione militare israeliana contro l’Iran. 

Oltre al suo obiettivo dichiarato di porre fine agli attacchi tra Israele e Iran, Trump insiste sul fatto che gli Stati Uniti vogliono restare fuori dal conflitto. Tuttavia, molti osservatori si chiedono se sia realistico evitare un eventuale coinvolgimento americano in caso di un’escalation più ampia.

I media statunitensi riferiscono che Trump starebbe cercando di riprendere i negoziati con Teheran. L’ultimo round di colloqui, previsto per il 15 giugno, è stato annullato.

Da parte sua, la leadership iraniana ribadisce che non intende sviluppare armi nucleari. Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha dichiarato, il 16 giugno, che il suo paese continuerà a difendere il proprio diritto all’energia nucleare e alla ricerca scientifica.

Anche se Trump si vanta della recente tregua tra India e Pakistan e promuove una politica estera orientata alla risoluzione dei conflitti in diverse regioni del mondo, fino ad ora i suoi tentativi si sono rivelati più ottimisti che risolutivi. Le questioni radicate tra Kiev e Mosca, tra Israele e Hamas, così come l’assenza di un accordo sul nucleare con l’Iran, non hanno ancora trovato una via d’uscita diplomatica.

Nonostante le intenzioni espresse, la politica estera di Trump appare più fragile di quanto sembri. Un ulteriore aumento delle tensioni potrebbe metterla definitivamente alla prova.

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