Il delitto di Garlasco, che il 13 agosto 2007 costò la vita a Chiara Poggi, resta uno dei casi più discussi e controversi della cronaca italiana. Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della vittima, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, ma ancora oggi il movente e la dinamica dell’omicidio continuano a sollevare interrogativi, soprattutto riguardo alla tempistica: perché Stasi, che la sera precedente era stato a cena a casa di Chiara, non avrebbe agito in quel momento, scegliendo invece di tornare la mattina dopo, rischiando di essere visto o scoperto?
Secondo la sentenza, Chiara Poggi fu uccisa la mattina del 13 agosto, tra le 9:12 (quando disattivò l’allarme di casa) e le 10:30-13:00, fascia oraria in cui l’autopsia colloca la morte. Stasi, la sera precedente, aveva cenato con Chiara, ma poi era tornato a casa propria. La mattina dopo, secondo il suo racconto, si sarebbe recato dalla fidanzata dopo aver provato a chiamarla senza ricevere risposta, trovando il corpo sulle scale che portano in cantina.
Gli inquirenti hanno sempre ritenuto che Stasi avesse il tempo materiale per commettere l’omicidio la mattina stessa. Il suo alibi – essere rimasto a casa a lavorare alla tesi – è stato messo in dubbio dalle analisi informatiche e dalla finestra temporale compatibile con il delitto. Inoltre, il comportamento di Chiara – che aprì la porta senza esitazione, senza mostrare segni di allarme – suggerisce che conoscesse bene il suo assassino e che si trattasse di una visita attesa o comunque non sospetta.
La domanda centrale resta: se Stasi avesse avuto intenzione di uccidere Chiara, perché non farlo la sera precedente, quando era già in casa e avrebbe avuto meno rischi di essere visto? Le sentenze e le ricostruzioni processuali non hanno mai fornito una risposta definitiva a questo interrogativo, ma alcune ipotesi possono essere avanzate sulla base degli atti:
Negli anni sono emerse anche ipotesi alternative. Alcuni legali e consulenti hanno suggerito che Stasi non sia l’autore materiale del delitto e che possa aver coperto qualcuno, oppure che Chiara sia stata vittima di un sicario o di una persona a lei vicina per motivi mai chiariti. Tuttavia, la giustizia italiana ha ritenuto che la ricostruzione più plausibile resti quella che vede Stasi come unico responsabile, anche se il movente non è mai stato chiarito in modo definitivo.