La vicenda dell’omicidio di Liliana Resinovich, la donna triestina scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022, continua a scuotere l’opinione pubblica e a tenere alta l’attenzione degli inquirenti. A distanza di oltre due anni dal ritrovamento del corpo, il caso è ancora avvolto nel mistero: nessun segno evidente di violenza, nessuna spiegazione convincente sulle cause della morte e, soprattutto, nessun colpevole accertato. Ma negli ultimi giorni, nuovi elementi sono emersi dagli archivi digitali del marito, Sebastiano Visintin, riaccendendo i riflettori su un possibile movente e su dettagli finora rimasti nell’ombra.
Il fulcro delle nuove indagini ruota attorno a cinque hard disk che Sebastiano Visintin avrebbe consegnato a un amico, Pino, pochi giorni dopo la scomparsa della moglie, chiedendogli di custodirli lontano da occhi indiscreti. Secondo quanto dichiarato dallo stesso Pino, Visintin avrebbe motivato il gesto con la presenza di “foto personali” che non voleva venissero divulgate. Successivamente, questi dispositivi sono stati acquisiti dalla Procura di Trieste e sottoposti ad analisi approfondite, dopo che una prima valutazione li aveva giudicati irrilevanti ai fini dell’indagine.
La vera svolta è arrivata con la scoperta, all’interno di una cartella denominata “Modigliani”, di alcune fotografie risalenti al 2003 che ritraggono Liliana insieme a Claudio Sterpin, l’uomo con cui la donna aveva instaurato un rapporto sempre più stretto negli ultimi anni. Le immagini mostrano i due durante una manifestazione sportiva organizzata dall’associazione Marathon, presieduta dallo stesso Sterpin. In altri materiali, compaiono video che documentano momenti di vita pubblica e privata, tra cui il celebre “tuffo di Capodanno a Barcola” del 2013.
Secondo la Procura, la presenza di queste immagini negli archivi di Visintin sarebbe la prova che il marito fosse perfettamente a conoscenza della relazione tra la moglie e Sterpin, nonostante avesse sempre negato di sapere qualcosa al riguardo. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe configurare un possibile movente legato alla gelosia o al controllo.
Il ritrovamento delle foto ha aperto nuovi scenari investigativi. Gli inquirenti si interrogano sul vero motivo per cui Visintin abbia deciso di archiviare e poi nascondere questi materiali. Era solo un modo per conservare ricordi personali, come lui stesso ha sostenuto, oppure si trattava di un tentativo di controllo nei confronti della moglie e del suo amico? La consegna degli hard disk a un amico poco prima di Natale, in un momento di massima tensione familiare, alimenta ulteriori dubbi sulle reali intenzioni di Visintin.
Sterpin, intervistato in diretta televisiva, ha dichiarato: “Secondo me Sebastiano ci spiava. Penso che controllasse anche il telefono di Liliana”. Una tesi che trova riscontro nella quantità e nella tipologia delle immagini conservate nei dispositivi, molte delle quali ritraenti momenti condivisi tra Liliana e Sterpin, spesso in contesti privati o comunque non pubblici.
Il contenuto degli hard disk è ora al centro dell’incidente probatorio fissato per il 23 giugno, durante il quale verrà sentito anche Claudio Sterpin. La Procura ha allegato le informative relative ai dispositivi digitali alla richiesta di audizione, ritenendo che possano fornire elementi utili a chiarire il contesto relazionale e, forse, a individuare un movente per l’omicidio.
Sebbene la presenza delle foto non costituisca di per sé una prova di colpevolezza, il fatto che Visintin ne abbia negato l’esistenza e abbia tentato di nasconderle rappresenta un elemento di forte sospetto per gli investigatori. La verità sulla morte di Liliana Resinovich resta ancora lontana, ma le immagini custodite nei cinque hard disk potrebbero finalmente fornire la chiave per decifrare uno dei casi di cronaca nera più intricati degli ultimi anni.