Il 17 giugno 2025 si è aperto a Milano l’attesissimo incidente probatorio nell’ambito della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. Al centro dell’attenzione c’è la cosiddetta “impronta 33”, attribuita dai pm di Pavia ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e oggi indagato. Tuttavia, la notizia che ha sconvolto la prima giornata di accertamenti è l’assenza del reperto fisico dell’impronta 33 tra i materiali esaminati dagli esperti: un colpo di scena che potrebbe avere conseguenze decisive per il futuro giudiziario di Sempio e per la stessa inchiesta.
L’impronta 33 è una traccia palmare rinvenuta nel 2007 sulla parete destra della scala che porta alla taverna della villetta dei Poggi, vicino al luogo in cui fu trovato il corpo senza vita di Chiara. Attribuita dagli investigatori a Sempio grazie a 15 punti di corrispondenza dattiloscopica (il minimo generalmente richiesto per una attribuzione certa è di 16-17), questa impronta ha rappresentato uno degli elementi chiave per la riapertura delle indagini nei suoi confronti. La presenza dell’impronta, secondo la Procura, avrebbe potuto indicare la presenza di Sempio sulla scena del delitto, anche se non costituisce di per sé una prova definitiva di colpevolezza.
Durante la prima giornata di incidente probatorio, gli esperti incaricati hanno constatato che il reperto fisico dell’impronta 33, ovvero l’intonaco grattato dal muro su cui era stata rilevata la traccia, non è presente tra i materiali conservati e disponibili per l’analisi. La conferma è arrivata mentre i consulenti delle parti stavano visionando i reperti negli uffici della Polizia Scientifica di Milano. L’assenza del campione rende impossibile ogni nuovo approfondimento tecnico, ad eccezione di quelli fotografici già effettuati in passato.
Questa mancanza è stata attribuita alla gestione dei reperti avvenuta quasi 18 anni fa: l’impronta era stata repertata e analizzata dal Ris di Parma nel 2007, risultando negativa al test per la presenza di sangue umano. Tuttavia, il materiale fisico dell’intonaco non è più rintracciabile, e le impronte che ci si aspettava di trovare su 35 fascette para-adesive sono invece state catturate su fogli di acetato, considerati meno affidabili dal punto di vista conservativo.
L’assenza del reperto dell’impronta 33 rappresenta un elemento potenzialmente favorevole per Andrea Sempio. Non potendo più effettuare nuove analisi dirette sul materiale originale, la possibilità di confermare o smentire in modo definitivo l’attribuzione della traccia a Sempio viene meno. La difesa potrà sostenere che, in mancanza del reperto fisico, ogni valutazione si basi solo su fotografie e analisi dattiloscopiche precedenti, che già all’epoca non erano state considerate prove schiaccianti.
Inoltre, la giurisprudenza italiana richiede un elevato grado di certezza per l’attribuzione di un’impronta, soprattutto quando si tratta di frammenti parziali come nel caso della 33, che presenta 15 punti di corrispondenza ma non raggiunge il livello di sicurezza assoluta. L’assenza del reperto impedisce anche l’utilizzo di nuove tecnologie di analisi, che avrebbero potuto rafforzare o indebolire la tesi accusatoria.
L’incidente probatorio proseguirà nei prossimi giorni con l’analisi di altri reperti, tra cui il contenuto della pattumiera della casa Poggi e le impronte raccolte su fogli di acetato. Gli esperti dovranno inoltre valutare i profili genetici isolati sotto le unghie della vittima e la possibilità di confrontarli con il DNA di Sempio e degli altri soggetti coinvolti. Tuttavia, la perdita dell’impronta 33 rischia di depotenziare uno degli elementi cardine dell’accusa.