Il caso di Michelle Causo ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana, non solo per la brutalità dell’omicidio, ma anche per le recenti polemiche legate al comportamento del suo assassino durante la detenzione. Il giovane, condannato per l’omicidio della diciassettenne romana, è tornato al centro delle cronache per aver pubblicato un album di musica trap dal carcere minorile di Treviso, scatenando indignazione e rabbia tra i familiari della vittima e la società civile.
L’assassino di Michelle Causo è un ragazzo di origine cingalese che all’epoca dei fatti, il 28 giugno 2023, aveva solo 17 anni. Quel giorno, nel quartiere Primavalle di Roma, Oliver accoltellò Michelle e abbandonò il suo corpo in un carrello della spesa, lasciandolo vicino ai cassonetti dell’immondizia. Il movente, secondo la ricostruzione dei giudici, fu di natura economica: una somma di circa 40 euro che il giovane avrebbe dovuto restituire a Michelle.
La sentenza, emessa nel luglio 2024, ha condannato il killer a vent’anni di carcere per omicidio volontario, occultamento di cadavere e vilipendio. Si tratta di una delle pene più severe mai inflitte a un minorenne per un reato simile in Italia.
Nonostante la condanna e la detenzione presso il carcere minorile di Treviso (dove era stato trasferito per motivi di sicurezza), Oliver è riuscito a pubblicare online un album di musica trap, il cui primo brano si intitola “Scusa mamma”. Il brano è apparso su Instagram, accompagnato da messaggi che rivendicano la realizzazione dell’EP “tra le sbarre” e che mostrano il ragazzo, a torso nudo, con il nickname “OlvRoff” e la dicitura “The real demon of Rome”.
Il profilo Instagram, seguito da oltre 11.800 follower, sarebbe gestito da un amico del detenuto, come spiegato in una storia: “Ciao, sono un amico di O., stavo in cella con lui, ho preso in carico la situazione e tutte le conseguenze e ho aperto questo profilo per lavoro. Non sapete la sua storia, non sapete cos’è successo e non sapete chi è. Non è dentro solo per ciò ma anche per altri procedimenti. Sappiate che il vostro odio è solo la forza per continuare, grazie per dimostrarci quanto siete stupidi nei commenti. Insultarlo è solo il nostro input. Free O., free all the guys”.
La pubblicazione dell’album ha suscitato profonda indignazione tra i familiari di Michelle Causo. Il padre, Gianluca, ha dichiarato: “Sta facendo successo sulla morte di mia figlia. È uno sfregio alla sua memoria e alla nostra dignità. Nel brano chiede scusa alla madre, mai una volta a Michelle”. La famiglia ha annunciato l’intenzione di presentare un esposto per verificare come sia possibile che un detenuto possa avere accesso ai social e pubblicare contenuti, nonostante il regolamento del carcere lo vieti espressamente.
Secondo quanto riferito, non sarebbe la prima volta che Oliver riesce a utilizzare i social dal carcere: in passato avrebbe creato diversi account per osservare i profili delle amiche di Michelle e, in alcuni casi, avrebbe inviato messaggi minacciosi. Il padre della vittima si è più volte chiesto come sia possibile che il figlio riesca ad avere tali mezzi a disposizione: “Qualcuno lo aiuta. O da dentro, o da fuori. Come fa ad avere quei mezzi?”.
Il caso ha riaperto il dibattito sulla gestione dei detenuti, soprattutto minorenni, e sull’uso dei social network in carcere. Il Dipartimento per la Giustizia Minorile ha avviato un’indagine interna, mentre in Parlamento è stato depositato un disegno di legge che prevede l’oscuramento dei profili social di condannati o indagati per reati gravi, anche se minori, per impedire che vengano utilizzati per esaltare condotte criminali o offendere la reputazione delle vittime.
"Escludo che il video sia partito dall’Ipm o che dallo stesso sia stato attuato un collegamento telematico che ha diffuso questo contenuto. Evidentemente, terzi soggetti hanno utilizzato il profilo social di questo indagato per diffondere, in modo assolutamente incauto e sbagliato, nonché lesivo delle persone offese, questo contenuto. Aggiungo che la canzone rap diffusa sui social era pubblica, era stata presentata in più percorsi trattamentali e anche in occasione di festival teatrali". Lo dichiara Antonio Sangermano, capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia, in relazione alle notizie di stampa sulla diffusione, dall’Istituto penale per i minorenni di Treviso, di un video di un detenuto, in carcere per l'omicidio di Michelle Causo, la 17enne uccisa a Roma, nel quartiere di Primavalle nel giugno 2023. Nella nota, Sangermano afferma di aver "acquisito le relazioni del direttore e del comandante di reparto e le informazioni necessarie".