19 Jun, 2025 - 18:20

Garlasco, chi è Marzio Capra? Biografia del genetista consulente della famiglia Poggi

Garlasco, chi è Marzio Capra? Biografia del genetista consulente della famiglia Poggi

Marzio Capra è un genetista forense che da quasi vent’anni rappresenta la voce tecnica della famiglia Poggi nel celebre caso del delitto di Garlasco, uno degli omicidi più dibattuti della cronaca italiana degli ultimi decenni. Il suo nome è ormai indissolubilmente legato alle vicende processuali che ruotano intorno alla morte di Chiara Poggi, avvenuta il 13 agosto 2007, e alla lunga ricerca della verità giudiziaria che ne è seguita.

Chi è Marzio Capra? Profilo professionale e ruolo nel caso Garlasco

Marzio Capra ha alle spalle una solida formazione scientifica e una lunga esperienza nei Reparti Investigazioni Scientifiche (RIS) dell’Arma dei Carabinieri. La sua carriera si è sviluppata nel cuore della genetica forense, disciplina che analizza il materiale biologico rinvenuto sulle scene del crimine per ricostruire gli eventi e individuare i responsabili. Nel caso Garlasco, Capra è stato nominato consulente della famiglia della vittima fin dalle prime indagini, assumendo un ruolo centrale nell’interpretazione delle prove genetiche e nella difesa della posizione dei parenti di Chiara Poggi.

La sua presenza costante in tutte le fasi processuali ha permesso alla famiglia di avere una guida tecnica autorevole, capace di confrontarsi con i consulenti della difesa e della procura e di valutare con occhio critico ogni nuova analisi o revisione delle prove. Capra ha seguito tutte le principali perizie e consulenze, dalla fase delle indagini preliminari fino ai recenti incidenti probatori che hanno coinvolto nuovi reperti e nuovi indagati, come Andrea Sempio.

Approccio scientifico e critica alle nuove indagini

Marzio Capra si è sempre distinto per un approccio rigoroso e prudente nei confronti delle nuove indagini e delle revisioni delle prove forensi. In numerose interviste e interventi pubblici, ha sottolineato l’importanza di non farsi trascinare da facili sensazionalismi e di valutare ogni nuova analisi con lo stesso scrupolo scientifico applicato in passato.

In particolare, Capra ha espresso perplessità sulle nuove indagini che, a distanza di quasi vent’anni dal delitto, ripropongono l’esame di reperti già analizzati o considerati poco rilevanti. Ha ricordato che la scienza forense non può prescindere dal principio del contraddittorio e che ogni valutazione deve essere fatta alla presenza di tutte le parti coinvolte, evitando che nuove consulenze di parte possano sovvertire risultati già consolidati.

Difesa delle prove già acquisite e critica ai metodi di indagine

Capra ha più volte ribadito la solidità delle prove raccolte nel corso delle indagini originali, sottolineando che molte delle nuove analisi proposte negli ultimi anni non hanno portato a risultati significativi. Ha messo in guardia contro il rischio di “riscrivere” la storia del delitto sulla base di prove frammentarie o poco attendibili, ricordando che il caso Garlasco è ormai giudicato e che la condanna di Alberto Stasi è stata confermata in via definitiva.

Il genetista ha anche espresso riserve sulle possibilità di trovare materiale genetico utile nei reperti più recenti, come le impronte digitali o i resti della spazzatura di casa Poggi, a causa del tempo trascorso e della naturale degradazione del materiale biologico. “Siamo veramente al limite del limite del limite”, ha dichiarato Capra, riferendosi alle possibilità di ottenere risultati significativi dalle nuove analisi.

Impatto e credibilità nel panorama forense italiano

Marzio Capra è oggi considerato un punto di riferimento nel panorama della genetica forense italiana. La sua professionalità e la sua capacità di coniugare rigore scientifico e difesa dei diritti delle vittime lo hanno reso una figura rispettata sia dalla comunità scientifica che dall’opinione pubblica. La sua esperienza nel caso Garlasco e in altri processi di rilievo nazionale, come quello relativo all’omicidio di Yara Gambirasio, lo ha portato a riflettere anche sull’importanza di criteri uniformi nella valutazione delle prove e sull’uso responsabile delle risorse pubbliche nelle indagini.

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