21 Jun, 2025 - 05:47

Delitto di Garlasco, di chi è il capello trovato nella spazzatura di casa Poggi?

Delitto di Garlasco, di chi è il capello trovato nella spazzatura di casa Poggi?

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, torna nuovamente al centro dell’attenzione mediatica e giudiziaria. A diciotto anni dal delitto, le indagini si concentrano su nuovi reperti mai analizzati prima: tra questi, un capello lungo circa 3 centimetri ritrovato nei rifiuti della villetta di via Pascoli.

Gli inquirenti sono pronti ad avviare le analisi genetiche per cercare un profilo di DNA che possa fornire nuovi elementi sull’identità dell’assassino.

Un capello di 3cm: reperto mai esaminato prima

Durante il secondo giorno dell’incidente probatorio, i periti hanno dedicato molte ore all’esame della spazzatura rinvenuta nell’abitazione dei Poggi. Questi rifiuti erano stati sequestrati solo otto mesi dopo il delitto, quando la casa fu riconsegnata alla famiglia, e da allora non erano mai stati oggetto di analisi approfondite.

Oltre al capello, sono stati repertati contenitori di alimenti come Fruttolo ed Estathé, potenzialmente utili per la ricerca di tracce biologiche, come residui di saliva o cellule epiteliali.

La decisione di analizzare questi oggetti arriva dopo che molti reperti originari sono andati distrutti nel 2022, come previsto dalla prassi dopo la sentenza definitiva. Altri oggetti, invece, sono stati restituiti alla famiglia e non sono più disponibili per le indagini. La spazzatura, rimasta intatta per anni, rappresenta quindi una delle ultime opportunità per trovare tracce utili a chiarire i contorni di un delitto ancora avvolto nel mistero.

L’importanza delle nuove analisi sul DNA

Il capello di 3 centimetri sarà ora sottoposto a un delicato esame genetico da parte della genetista Denise Albani e del dattiloscopista Domenico Marchegiani, incaricati dalla Procura di Pavia.

L’obiettivo è stabilire se il DNA estratto sia compatibile con quello di Chiara Poggi, dell’ex fidanzato Alberto Stasi (già condannato in via definitiva), dell’attuale indagato Andrea Sempio o di un soggetto ancora ignoto.

Gli esperti sottolineano che, dopo 18 anni, il rischio di degradazione o contaminazione del materiale biologico è molto alto. Tuttavia, anche una minima quantità di DNA potrebbe risultare decisiva: se il profilo genetico dovesse risultare estraneo a Chiara Poggi e alle persone già indagate, si aprirebbe la strada a nuovi scenari investigativi.

Il contesto delle indagini: errori e ritardi

Il caso Garlasco è stato segnato da numerosi errori e ritardi nelle fasi iniziali delle indagini. I rilievi della scientifica furono svolti settimane dopo il delitto, e molti elementi potenzialmente utili — come impronte e tracce ematiche — furono trascurati o documentati in modo inadeguato. Ad esempio, furono trovati capelli chiari tra le dita della vittima e altri due o tre vicino al corpo, ma non si procedette con analisi approfondite. Anche i capelli lunghi e scuri rinvenuti nel lavandino, dove il killer si sarebbe lavato, non furono mai esaminati a fondo.

Questa nuova fase investigativa cerca di colmare le lacune del passato, analizzando ogni reperto rimasto con le tecnologie oggi disponibili. La ricerca del DNA sul capello ritrovato nella spazzatura rappresenta un tentativo di dare finalmente una risposta alle tante domande rimaste aperte.

Cosa succede se viene trovato un nuovo DNA?

Se le analisi dovessero individuare un profilo genetico sconosciuto, gli inquirenti dovranno valutare la sua rilevanza. Non è detto che un eventuale DNA estraneo sul capello o sui contenitori alimentari sia per forza collegato all’assassino: potrebbe trattarsi di una contaminazione avvenuta in un secondo momento o di tracce lasciate da persone estranee al delitto.

Tuttavia, la presenza di un DNA non riconducibile agli attuali protagonisti dell’inchiesta potrebbe riaprire completamente il caso e portare a nuove indagini.

 

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