23 Jun, 2025 - 14:11

La leva militare torna obbligatoria nel 2025? Ecco cosa potrebbe succedere in caso di guerra

La leva militare torna obbligatoria nel 2025? Ecco cosa potrebbe succedere in caso di guerra

Il tema della leva militare obbligatoria è tornato al centro del dibattito pubblico in Italia nel 2025, complice l’escalation dei conflitti internazionali, in particolare tra Iran e Israele, e la crescente preoccupazione per la sicurezza europea. Ma la leva militare tornerà davvero obbligatoria quest’anno? E cosa accadrebbe in caso di guerra?

La situazione attuale: leva militare sospesa, non abolita

In Italia la leva militare obbligatoria è stata sospesa nel 2004 (per i nati dopo il 1 gennaio 1986) e sostituita da un esercito di professionisti. Tuttavia, la leva non è mai stata formalmente abolita: la legge prevede che possa essere reintrodotta tramite un decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del governo, qualora il personale volontario in servizio risultasse insufficiente o in caso di grave crisi internazionale. Questo significa che, in caso di necessità, lo Stato può richiamare i cittadini all’obbligo di servizio militare.

Il dibattito sul ritorno della leva militare obbligatoria

Negli ultimi mesi, il tema è stato rilanciato da alcune forze politiche, in particolare dalla Lega, che nel 2024 ha presentato una proposta di legge per una “mini naja” di sei mesi, destinata ai giovani tra i 18 e i 26 anni, con possibilità di svolgere anche servizio civile. Tuttavia, la maggior parte delle forze politiche, compresi Partito Democratico e Forza Italia, si è mostrata contraria a un ritorno alla leva obbligatoria tradizionale, ritenendo più efficace un modello di esercito professionale e specializzato. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito che le moderne esigenze militari richiedono personale addestrato e non semplici coscritti.

Cosa succederebbe in caso di guerra?

La Costituzione italiana, all’articolo 11, “ripudia la guerra come strumento di offesa”, ma l’articolo 78 stabilisce che, in caso di attacco o di necessità difensive, le Camere possono deliberare lo stato di guerra e conferire i poteri necessari al governo. In tale scenario, la procedura di mobilitazione seguirebbe un ordine preciso:

  • Primo livello: verrebbero impiegati tutti i militari professionisti delle Forze Armate (Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, Guardia di Finanza).
  • Secondo livello: sarebbero richiamati gli ex militari che hanno lasciato il servizio da meno di cinque anni, i cosiddetti riservisti.
  • Terzo livello: solo in caso di estrema necessità, si procederebbe alla mobilitazione dei civili idonei tra i 18 e i 45 anni, dopo visita medica.
  • Sono esclusi dalla chiamata alle armi i corpi di polizia a ordinamento civile, come Vigili del Fuoco, Polizia Locale e Polizia Penitenziaria.

Si può rifiutare la chiamata alle armi?

No. L’articolo 52 della Costituzione stabilisce che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Il servizio militare, se reintrodotto, sarebbe obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge, e il rifiuto costituirebbe reato, salvo comprovati motivi di salute.

Le difficoltà di una reintroduzione

Nonostante il clima di incertezza internazionale, la reintroduzione della leva obbligatoria resta improbabile senza una situazione di emergenza reale. Gli eserciti moderni richiedono personale altamente formato, e la leva generalizzata comporterebbe costi elevati e un impatto negativo sull’economia, come dimostrano recenti studi europei. Inoltre, l’obbligo di iscrizione nelle liste di leva comunali, ancora vigente, serve principalmente a mantenere aggiornati i dati anagrafici, non a un reclutamento immediato.

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