24 Jun, 2025 - 04:17

Cessate il fuoco Iran-Israele: “La guerra è finita”. Ma c’è da fidarsi di Trump e Netanyahu?

Cessate il fuoco Iran-Israele: “La guerra è finita”. Ma c’è da fidarsi di Trump e Netanyahu?

Dopo dodici giorni di escalation militare, bombardamenti incrociati e una tensione che ha fatto temere il peggio per il Medio Oriente, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il cessate il fuoco tra Iran e Israele.

“La guerra è finita, non si spareranno mai più”, ha dichiarato trionfalmente Trump, mentre da Teheran e Tel Aviv sono arrivate conferme, seppur caute, sulla tregua. Ma dietro la retorica della pace, restano molte domande: quanto è solida questa intesa? E soprattutto, ci si può fidare delle promesse di Trump e Netanyahu?

La cronaca di una tregua inattesa

La notizia del cessate il fuoco è arrivata dopo una notte ancora segnata da esplosioni a Teheran e da lanci di missili iraniani verso basi statunitensi in Qatar e Iraq.

L’Iran aveva avvertito in anticipo Washington e Doha per limitare i danni, segno di una volontà di evitare un’ulteriore escalation. Secondo fonti diplomatiche, la tregua è stata raggiunta grazie alla mediazione del Qatar e degli Stati Uniti, con colloqui frenetici tra le delegazioni coinvolte. Trump ha annunciato che il cessate il fuoco sarebbe stato “completo e totale” per 12 ore, dopo le quali la guerra sarebbe stata considerata ufficialmente conclusa.

Teheran ha confermato l’intesa, mentre da Israele il silenzio ufficiale è stato rotto solo da una riunione del gabinetto di sicurezza e da un invito ai ministri a non rilasciare dichiarazioni pubbliche.

Le vere ragioni del cessate il fuoco

Dietro l’annuncio di Trump, però, si nascondono calcoli politici e pressioni incrociate. Netanyahu, secondo molti analisti, ha accettato la tregua soprattutto a causa delle forti pressioni esercitate da Trump, che voleva uno stop ai combattimenti prima della cerimonia di giuramento come nuovo presidente.

Israele ha raggiunto alcuni degli obiettivi strategici che si era prefissato, indebolendo la capacità militare iraniana e rafforzando la posizione interna di Netanyahu, che ora può presentarsi come leader capace di difendere il Paese e, allo stesso tempo, di fermare la guerra.

Trump, dal canto suo, ha bisogno di un successo diplomatico da esibire sia in politica interna sia sulla scena internazionale. La sua amministrazione ha infatti sempre promosso la “pace attraverso la forza”, una dottrina che in questo caso si è tradotta in un attacco mirato ai siti nucleari iraniani seguito da una rapida de-escalation. Il presidente americano ha anche sottolineato che la tregua rappresenta una “nuova opportunità di pace a lungo termine per la regione”.

I rischi di una pace fragile

Nonostante i toni trionfalistici, la pace resta fragile. Il ministro degli Esteri iraniano ha chiarito che la cessazione delle operazioni militari dipende dal fatto che Israele ponga fine alle sue “aggressioni illegali” contro il popolo iraniano.

Se dovessero riprendere le ostilità, Teheran si dice pronta a rispondere. Inoltre, la questione del nucleare iraniano rimane irrisolta: Israele vorrebbe risolverla con un bombardamento massiccio, mentre Trump potrebbe preferire tentare una nuova trattativa, almeno inizialmente.

Anche sul fronte interno israeliano la situazione è complessa. Netanyahu ha legato la fine della guerra con l’Iran agli sviluppi a Gaza, dove i colloqui con Hamas sono ancora in corso e la questione degli ostaggi resta aperta. La tregua con l’Iran, quindi, non significa automaticamente la fine delle ostilità nella Striscia, e il rischio di nuove fiammate resta alto.

Trump e Netanyahu: due leader, molte incognite

La domanda centrale resta: ci si può fidare di Trump e Netanyahu? Entrambi hanno dimostrato in passato di essere leader imprevedibili, guidati più da interessi politici personali che da una visione strategica di lungo periodo.

Trump ha spesso cambiato posizione su dossier cruciali, mentre Netanyahu ha fatto della flessibilità tattica la sua cifra politica, accettando la tregua solo quando costretto dalle circostanze.

Il cessate il fuoco tra Iran e Israele è una buona notizia, ma la storia recente insegna che in Medio Oriente le tregue sono spesso temporanee e fragili. La comunità internazionale dovrà vigilare affinché questa pace non sia solo una pausa tra due tempeste, ma l’inizio di un vero percorso di stabilità. Fino ad allora, la diffidenza verso le promesse di Trump e Netanyahu resta più che giustificata.

 

 

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