Il vertice della NATO che si apre il 24 giugno segna un momento decisivo per il futuro della sicurezza transatlantica. Al centro dell’attenzione c’è l’aumento della spesa militare.
Inizia il vertice della NATO il 24 giugno all’Aja, nei Paesi Bassi.
Con la rielezione per un secondo mandato e l’insediamento di Donald Trump, si apre la questione sul futuro dei rapporti tra gli Stati Uniti e gli alleati, visto che il presidente americano ha dato segnali di voler proseguire una politica estera isolazionista.
Il capo dell’Alleanza militare, Mark Rutte, ha affermato che gli Stati Uniti e il presidente Trump sono totalmente impegnati nella NATO, rispondendo così alle preoccupazioni degli alleati.
Nonostante queste rassicurazioni, resta vivo lo scetticismo, soprattutto alla luce delle critiche di Trump verso la stessa NATO e, più recentemente, verso il G7.
È previsto che gli alleati annunceranno formalmente un aumento della spesa militare.
Donald Trump ha già richiesto un ulteriore contributo, spingendo la spesa dal 2 per cento al 5 per cento del PIL, più che raddoppiando l’impegno attuale.
La questione resta aperta: sia alla riunione informale dei ministri degli Esteri della NATO del 16 maggio ad Antalya, in Turchia, sia in vista del vertice dell'Aja, alti funzionari dell’amministrazione Trump hanno indicato che alla fine di giugno potrebbe essere approvato un nuovo obiettivo.
Si discute infatti una spesa difensiva omogenea e più elevata in risposta unitaria alle crisi attuali. La guerra a Gaza, il conflitto tra Russia e Ucraina e le ostilità tra Israele e Iran stanno mettendo a dura prova la sicurezza globale.
I timori si concentrano sulla possibilità che senza un’alleanza più forte e investimenti massicci, l’Europa resterà vulnerabile a minacce esterne. Tuttavia, molti osservatori notano che aumentare la spesa fino al 5 per cento del PIL rischia di sottrarre fondi essenziali ad altri settori come la sanità pubblica, l’istruzione, la transizione ecologica e le politiche di welfare. Una tale redistribuzione potrebbe innescare tensioni sociali interne nei paesi più colpiti dalle disuguaglianze.
I membri della NATO avevano concordato nel 2014 di impegnarsi a spendere il 2 per cento del PIL per la difesa. Tuttavia, non tutti i paesi hanno riconvertito facilmente risorse da altri settori. Altri, come la Lituania, confinante con la Russia, hanno già superato di gran lunga questa soglia.
La Spagna, invece, ha già escluso di voler arrivare al 5 per cento.
Nel frattempo, Trump si appresta a presentare la decisione come una vittoria.
Secondo le ultime trattative, la dichiarazione finale includerà un impegno a salire al 3,5 per cento del PIL per la difesa e all’1,5 per cento per le infrastrutture di ogni tipo.
Tuttavia, sebbene il mondo sia diventato più insicuro a causa dei numerosi conflitti in corso, questa non è la prima volta che la comunità internazionale solleva preoccupazioni sugli sviluppi geopolitici globali.
I governi europei si trovano così divisi tra l'esigenza di rafforzare la difesa e la necessità di garantire stabilità sociale ed economica interna.
Il vertice dell’Aja si apre con una spinta significativa verso l’aumento della spesa militare, ma lascia sul tavolo interrogativi cruciali: può la NATO rafforzarsi senza indebolire i propri cittadini? Trump sembra poter ottenere una vittoria simbolica, ma il costo reale, politico, sociale e umano, sarà sostenuto dai bilanci degli Stati membri. La sicurezza collettiva resta una priorità, ma il suo prezzo, ora più che mai, richiede un dibattito serio e trasparente.