A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco torna sotto i riflettori grazie a una scoperta inattesa: un capello lungo tre centimetri, rimasto per anni nascosto tra i rifiuti della villetta di via Pascoli, potrebbe ora offrire nuove risposte su uno dei delitti più discussi d’Italia. Ma cosa sappiamo davvero di questo reperto? E perché, secondo i consulenti, non apparterrebbe a Chiara? Ecco tutti i dettagli e le possibili implicazioni investigative.
Il capello è stato scoperto nel “sacco azzurro” della spazzatura di casa Poggi durante il secondo round dell’incidente probatorio, nell’ambito delle nuove indagini che vedono indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Il sacchetto, rimasto sigillato dal giorno del delitto – il 13 agosto 2007 – è stato aperto davanti a periti, consulenti e avvocati solo ora, dopo quasi due decenni. Il capello, non attaccato ad alcun contenitore, è stato trovato tra resti di colazione, confezioni di cereali e altri oggetti domestici.
Inizialmente si era ipotizzato che il reperto potesse essere un pelo di gatto, dato che in casa Poggi viveva un felino. Tuttavia, gli esperti hanno escluso questa possibilità: si tratta di una “formazione pilifera” di origine umana. Il capello, lungo tre centimetri e apparentemente integro, presenta un bulbo, elemento fondamentale per tentare l’estrazione del DNA nucleare, più utile rispetto al solo DNA mitocondriale che si trova nel fusto del capello.
Secondo Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi, la lunghezza e l’integrità del capello rendono poco probabile che appartenga a Chiara. La giovane, infatti, aveva capelli più lunghi e non risulta che ne avesse di quella misura spezzati o tagliati. Inoltre, il capello è stato rinvenuto nella porzione esterna del sacchetto dei cereali, in una zona della casa dove Chiara stava facendo colazione poco prima di essere uccisa.
Non esiste ancora una data precisa per la conclusione di queste analisi, ma il prossimo appuntamento chiave è fissato per il 4 luglio, quando periti e consulenti torneranno a riunirsi per fare il punto sui reperti recuperati e sulle prime risultanze degli esami. In quell’occasione potrebbero emergere le prime indicazioni sull’identità del proprietario del capello, a patto che il DNA sia stato estratto con successo e confrontato con i profili già disponibili agli inquirenti.
Non è la prima volta che capelli vengono repertati sulla scena del crimine di Garlasco. Nel 2007 furono trovati sette capelli stretti nel pugno di Chiara e altri ventinove nelle chiazze di sangue. Solo uno di questi era provvisto di bulbo e il DNA nucleare estratto risultò appartenere proprio alla vittima. Gli altri, analizzati per il DNA mitocondriale, risultarono compatibili ma non attribuibili in modo univoco. Nessuna traccia genetica, all’epoca, fu riconducibile ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio.
Oggi, grazie alle tecniche di analisi del DNA più avanzate, c’è la possibilità di ottenere risultati che nel 2007 erano impensabili. I consulenti nominati dal gip di Pavia, Denise Albani e Domenico Marchigiani, stanno lavorando per estrarre un profilo genetico dal nuovo reperto. Se il capello dovesse appartenere a una persona diversa da Chiara, dai familiari o dagli investigatori che hanno frequentato la casa, potrebbe aprire scenari inediti e forse decisivi per le indagini.
Nonostante l’entusiasmo per questa scoperta, gli esperti invitano alla prudenza. Il sacchetto della spazzatura fu sequestrato otto mesi dopo il delitto, quando la famiglia Poggi poté rientrare in casa. Non si può escludere che il capello sia stato depositato successivamente, magari da un investigatore o da chiunque abbia avuto accesso alla villetta durante i sopralluoghi.
Il valore investigativo del capello dipenderà dunque dall’esito delle analisi genetiche e dalla possibilità di ricostruire con certezza la sua origine e il momento in cui è finito tra i rifiuti. Solo allora si potrà capire se questo piccolo dettaglio potrà davvero contribuire a riscrivere la storia del delitto di Garlasco o se resterà l’ennesima pista senza uscita.