Nelle ultime settimane, il nome di Tommaso Cacciari è salito alla ribalta nazionale per la sua battaglia contro il matrimonio veneziano di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon. Ma chi è davvero Tommaso Cacciari, il nipote del celebre filosofo Massimo e figlio dell’ex vicesindaco di Venezia Paolo? Attivista radicale, voce critica del turismo predatorio e delle disuguaglianze, Cacciari si è imposto come portavoce di una Venezia che resiste, incarnando una storia familiare di impegno politico e sociale.
Tommaso Cacciari nasce a Venezia nella seconda metà degli anni Settanta. Figlio di Paolo Cacciari, già vicesindaco della città lagunare e deputato di Rifondazione Comunista, e nipote di Massimo Cacciari, filosofo, ex sindaco e figura di spicco della cultura italiana, Tommaso cresce in una famiglia dove il dibattito politico è pane quotidiano. La famiglia Cacciari è nota per le sue visioni spesso divergenti: se Massimo ha scelto la via delle istituzioni, Paolo quella della politica di base, Tommaso rappresenta la terza generazione di un impegno che si traduce in attivismo diretto e contestazione dal basso.
Oggi Tommaso ha 48 anni e si definisce “no global”, fedele a una visione della politica che privilegia la conflittualità come motore della democrazia. “La protesta fa parte della resistenza di 50 mila residenti del centro storico contro queste nozze”, ha dichiarato il padre Paolo, orgoglioso del figlio e del suo impegno.
Riservato sulla propria sfera personale, Tommaso Cacciari preferisce parlare di collettività e di cause comuni piuttosto che di sé stesso. Non è noto se abbia moglie o figli. Vive e lavora a Venezia, città che considera non solo la sua casa ma anche il simbolo di una battaglia più ampia contro la mercificazione dei luoghi e delle persone.
Tommaso non sembra avere rapporti frequenti con lo zio Massimo, come lui stesso ammette: “Io mio zio non lo sento. A lui non frega niente, vero. Io invece faccio l’allestitore di padiglioni, lavoro coi tecnici. E di gente come noi Bezos ha paura”. Il suo lavoro principale è infatti quello di tecnico e allestitore di padiglioni, una professione che lo tiene a stretto contatto con la realtà materiale della città e delle sue trasformazioni.
La carriera di Tommaso Cacciari si intreccia indissolubilmente con l’attivismo. È uno dei principali esponenti del movimento “No Space for Bezos”, nato per contestare la scelta di Venezia come location per il matrimonio del magnate americano. Il movimento, che si oppone non solo all’evento in sé ma a ciò che rappresenta – l’arroganza della ricchezza, il turismo predatorio, la privatizzazione degli spazi pubblici – è riuscito a ottenere un primo risultato: lo spostamento della festa finale delle nozze da una sede storica, la Scuola Grande della Misericordia, all’Arsenale, per motivi di sicurezza. “Una vittoria a tavolino 3-0”, ha commentato Tommaso, rivendicando il ruolo delle proteste dal basso nel mettere in difficoltà anche i più potenti.
Oltre al suo impegno contro Bezos, Tommaso è attivo da anni nel laboratorio occupato Morion, uno spazio sociale veneziano noto per le sue battaglie contro la gentrificazione e la svendita della città ai grandi capitali. La sua militanza si distingue per uno stile diretto, radicale e spesso provocatorio: “Le leggi vanno anche violate, perché altrimenti avremmo ancora la schiavitù o le navi a Venezia”, ha dichiarato, sottolineando la necessità di una disobbedienza civile quando le istituzioni non tutelano il bene comune.
Tommaso Cacciari incarna così la tradizione di una Venezia ribelle, capace di mettere in discussione il potere e di difendere la propria identità contro le logiche del profitto globale. Un attivista che, nel solco della sua famiglia, continua a credere nella forza della protesta e nella possibilità di cambiare le cose dal basso.