Diciotto anni dopo il delitto di Garlasco, i genitori di Chiara Poggi sono tornati a parlare pubblicamente in una lunga intervista concessa a Selvaggia Lucarelli per il Fatto Quotidiano. Giuseppe Poggi e Rita Preda hanno affrontato i temi più delicati che ancora oggi ruotano attorno al caso: dalle accuse al figlio Marco, al dolore mai sopito per la perdita di Chiara, fino al desiderio di silenzio dopo anni di esposizione mediatica e sospetti infondati.
Uno dei punti centrali dell’intervista riguarda le continue accuse rivolte sui social e da alcuni media a Marco Poggi, fratello di Chiara. Negli ultimi mesi, infatti, si sono moltiplicate le teorie che lo vorrebbero coinvolto nell’omicidio della sorella, arrivando persino a mettere in dubbio l’alibi fornito dai genitori per il giorno del delitto. Giuseppe e Rita Poggi hanno deciso di mostrare pubblicamente le foto-ricordo delle vacanze in Trentino e una lettera dell’albergatore che conferma la presenza di Marco con il padre sulle Dolomiti, proprio nelle ore in cui Chiara veniva uccisa a Garlasco.
“Sono arrivati ad accusare nostro figlio di aver ucciso la sorella. Ma Alberto Stasi non ci ha mai detto ‘io non l’ho uccisa’”, ha dichiarato Giuseppe Poggi, sottolineando come le speculazioni mediatiche abbiano profondamente segnato la vita di Marco.
Nell’intervista, Lucarelli affronta anche il tema delle presunte “doppie vite” di Chiara, ipotesi circolate durante i processi e rilanciate dagli avvocati di Alberto Stasi. I genitori si dicono profondamente feriti da queste insinuazioni e criticano la scelta della difesa di Stasi di puntare il dito contro la vittima per sostenere l’innocenza dell’imputato.
“Quello che mi stupiva era che Alberto consentisse loro di dire quelle cose. Soprattutto nell’appello bis, quando l’avvocata Bocellari fece una requisitoria per cui perfino il giudice poi la richiamò per la cattiveria con cui parlava di Chiara”, ha ricordato Giuseppe Poggi.
Rita Preda ha aggiunto che la famiglia ha seguito tutti i processi e che la verità, per loro, è quella stabilita dalla legge: “Non ce lo ha detto solo la legge, noi abbiamo seguito tutti i processi. Sappiamo come si è arrivati alla condanna”.
Un altro tema affrontato riguarda il risarcimento riconosciuto alla famiglia Poggi dopo la condanna di Stasi. Alcuni sostengono che i genitori di Chiara non vorrebbero la revisione del processo per non dover restituire la cifra ricevuta. Giuseppe Poggi smentisce con decisione:
“Non abbiamo neanche chiesto tutto il risarcimento ma molto meno, noi non volevamo rovinare i signori Stasi. A oggi abbiamo avuto circa la metà della cifra con cui abbiamo pagato avvocati e altro. Il resto è rateizzato e non lo vedremo mai da vivi, ma non ci importa. E se dovremo restituire tutto, lo restituiremo”.
Dopo anni di esposizione, i Poggi chiedono ora rispetto e silenzio: “Vorremmo un po’ più di silenzio, noi da marzo siamo stati catapultati in una situazione perfino peggiore di quella di 18 anni fa. Spero che finisca tutto presto, abbiamo diritto a vivere tranquilli”.
L’intervista di Selvaggia Lucarelli restituisce il ritratto di una famiglia ancora profondamente segnata dal dolore e dalla pressione pubblica, che chiede solo di poter vivere il proprio lutto senza ulteriori sospetti e speculazioni. I genitori di Chiara Poggi ribadiscono la loro fiducia nella giustizia e difendono con forza la memoria della figlia, chiedendo che, almeno ora, venga rispettato il loro bisogno di pace.