01 Jul, 2025 - 17:50

Semilibertà per Alberto Stasi: cosa significa? Ecco cosa potrà fare e non fare

Semilibertà per Alberto Stasi: cosa significa? Ecco cosa potrà fare e non fare

La decisione della Corte di Cassazione del 1° luglio 2025 ha confermato la semilibertà per Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Una sentenza che segna un nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che ha segnato l’opinione pubblica italiana, e che solleva domande su cosa comporti concretamente il regime di semilibertà per Stasi: quali sono i suoi diritti, quali i limiti e quali le condizioni da rispettare.

Cosa significa la semilibertà?

La semilibertà è una misura alternativa alla detenzione piena, prevista dall’ordinamento penitenziario italiano per favorire il reinserimento sociale dei detenuti che abbiano dato prova di buona condotta e ridotta pericolosità sociale. Consente al condannato di trascorrere parte della giornata fuori dal carcere, per lavorare, studiare o partecipare ad attività utili al reinserimento, ma impone il rientro in istituto ogni sera. Si tratta di un regime che, secondo la Costituzione italiana (articolo 27), risponde al principio che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato e non consistere in trattamenti contrari al senso di umanità.

Il caso Alberto Stasi: cosa potrà fare

Alberto Stasi, 41 anni, sta scontando una pena di 16 anni di reclusione (ridotta rispetto ai 24 inizialmente comminati grazie al rito abbreviato) per l’omicidio della fidanzata. Dal gennaio 2023 gli era già stato concesso di lavorare all’esterno del carcere di Bollate, svolgendo mansioni contabili e amministrative in un ufficio a Milano. Dal 28 aprile 2025, con l’effettiva entrata in vigore della semilibertà, Stasi può uscire ogni giorno dal carcere per lavorare, studiare o partecipare ad attività socialmente utili, ma deve farvi ritorno ogni sera.

La semilibertà è stata concessa in ragione del comportamento irreprensibile tenuto da Stasi durante la detenzione e della sua partecipazione a un percorso di reinserimento. Il fine pena è fissato al 2030, ma grazie alla buona condotta e alle riduzioni di pena previste dalla legge, la scarcerazione potrebbe avvenire già nel 2028.

Cosa non potrà fare: i limiti e le prescrizioni

Nonostante la possibilità di muoversi liberamente durante il giorno, la semilibertà prevede limiti stringenti. La principale restrizione imposta a Stasi riguarda il divieto assoluto di recarsi a Garlasco, il paese teatro del delitto e luogo di residenza della famiglia Poggi. Questo vincolo è stato stabilito per tutelare la serenità dei familiari della vittima e prevenire possibili tensioni.

Inoltre, Stasi deve rispettare un programma dettagliato di attività, concordato con il direttore del carcere e sottoposto a vigilanza. Ogni spostamento deve essere motivato e finalizzato a lavoro, studio o attività di reinserimento sociale. Eventuali violazioni delle prescrizioni, come l’allontanamento non autorizzato o comportamenti incompatibili con il percorso di rieducazione, possono portare alla revoca immediata del beneficio.

Il nodo dell’intervista tv e il ricorso della Procura

La conferma della semilibertà è arrivata dopo il ricorso presentato dalla Procura generale di Milano, che aveva contestato “vizi di legittimità” nella concessione del beneficio, in particolare per un’intervista televisiva rilasciata da Stasi durante un permesso premio per motivi familiari, senza la necessaria autorizzazione. Secondo la Procura, quell’intervista non rientrava tra le attività consentite dal permesso, che deve essere limitato a motivi familiari, culturali o di lavoro.

La Cassazione ha tuttavia ritenuto inammissibile il ricorso, confermando la legittimità della semilibertà e consentendo a Stasi di proseguire il percorso di reinserimento sociale.

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