Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco nel 2007, è oggi al centro dell’attenzione pubblica non solo per il percorso giudiziario che lo ha visto protagonista, ma anche per le prospettive di fine pena e di una possibile scarcerazione anticipata. Dopo la recente conferma della semilibertà da parte della Cassazione, molti si chiedono: quando potrà davvero tornare libero?
La sentenza definitiva che ha condannato Stasi a 16 anni di carcere è stata pronunciata dalla Corte di Cassazione il 12 dicembre 2015, dopo una lunga e complessa vicenda processuale durata anni e segnata da assoluzioni, annullamenti e nuove indagini. Il fine pena formale, calcolato a partire dalla data della sentenza definitiva, è fissato al 2030. Tuttavia, la normativa italiana prevede la possibilità di riduzioni della pena per buona condotta, che possono incidere in modo significativo sulla durata effettiva della detenzione.
La legge italiana riconosce ai detenuti la possibilità di ottenere uno sconto di pena di 45 giorni ogni sei mesi di detenzione, a condizione che mantengano una buona condotta e partecipino attivamente ai percorsi di rieducazione. Questo meccanismo, noto come “liberazione anticipata”, è pensato per incentivare il comportamento positivo e il reinserimento sociale.
Applicando questo beneficio al caso di Stasi, che ha mantenuto una condotta irreprensibile durante la detenzione, la sua scarcerazione potrebbe essere anticipata di circa due anni rispetto al termine formale. In concreto, la fine della carcerazione potrebbe arrivare già nel 2028, salvo nuove valutazioni o eventuali provvedimenti disciplinari che potrebbero incidere sul calcolo.
Dal gennaio 2023, Stasi ha avuto accesso al lavoro esterno, svolgendo attività contabili e amministrative presso una società a Milano, con obbligo di rientro in carcere ogni sera. Questo regime, previsto dall’ordinamento penitenziario, rappresenta un primo passo verso la progressiva reintegrazione nella società.
Dal 28 aprile 2025, Stasi è stato ammesso alla semilibertà: può uscire dal carcere durante il giorno per lavorare, studiare o partecipare ad attività socialmente utili, ma deve farvi ritorno ogni sera. La semilibertà, confermata poi il 1 luglio 2025, è stata concessa in ragione del comportamento positivo tenuto in carcere e della partecipazione ai programmi di reinserimento sociale.
Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, già a partire da giugno 2025 Stasi potrebbe maturare i requisiti per chiedere l’affidamento ai servizi sociali, un regime ancora più permissivo rispetto alla semilibertà. Se l’istanza venisse accolta dal Tribunale di Sorveglianza, Stasi potrebbe essere scarcerato e sottoposto a un controllo meno stringente, svolgendo attività lavorative o di volontariato sotto la supervisione dei servizi sociali.
Nonostante il percorso verso la libertà, Stasi resta soggetto a limiti precisi: il divieto assoluto di recarsi a Garlasco, luogo del delitto e residenza della famiglia Poggi, e l’obbligo di rispettare le prescrizioni imposte dal programma di trattamento. Qualsiasi violazione può comportare la revoca dei benefici e il ritorno in regime carcerario pieno.