Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, continua a riservare colpi di scena e nuovi interrogativi a quasi vent’anni di distanza. L’ultima novità riguarda un’impronta digitale parziale e una macchia di sangue ritrovate sulla cornetta del telefono fisso di casa Poggi, elementi che potrebbero rivelare dettagli finora ignorati e aprire nuovi scenari sull’identità dell’assassino.
La cornetta del telefono fisso, un modello Sirio 187 Basic, non ha mai squillato il giorno del delitto, ma sotto di essa è stata rinvenuta una macchia di sangue che ha riacceso i dubbi sulla dinamica dell’omicidio. Come sottolineato dal consulente tecnico Enrico Manieri, che ha tentato di ricreare la stessa macchia, una goccia di sangue non può raggiungere quella posizione senza che la cornetta sia stata sollevata e poi riagganciata.
Questo dettaglio è cruciale perché implica che qualcuno, probabilmente l’assassino, abbia tolto la cornetta di mano a Chiara Poggi per impedirle di chiedere aiuto tramite il telefono. La presenza di sangue sulla cornetta suggerisce un contatto diretto in un momento di estrema violenza, e l’impronta digitale parziale rinvenuta potrebbe essere la “firma” di chi ha compiuto questo gesto.
L’impronta rilevata sul telefono non era mai stata repertata e inserita negli atti all’epoca delle indagini iniziali. Ora la Procura di Pavia ha deciso di sottoporla ad ulteriori analisi per stabilire a chi appartenga. Le ipotesi sono due: potrebbe essere l’impronta dell’assassino, che ha riagganciato la cornetta dopo averla strappata dalle mani di Chiara, oppure quella della stessa vittima, che stava cercando disperatamente di chiamare aiuto.
Questa incertezza alimenta una delle questioni più controverse del caso: la presenza di una seconda persona sulla scena del crimine. Se l’impronta fosse dell’assassino, confermerebbe un’aggressione diretta e violenta in cui la vittima ha tentato di difendersi o chiedere soccorso. Se invece fosse di Chiara, potrebbe significare che la telefonata è stata interrotta bruscamente e che il telefono è stato riagganciato da un’altra mano.
La Procura di Pavia non si è fermata e ha chiesto di riesaminare reperti vecchi di 18 anni con tecniche più avanzate, alla ricerca di impronte digitali latenti e tracce di sangue non rilevate in passato. Tra gli oggetti analizzati ci sono etichette di bibite, sacchetti della spazzatura, barattoli e altri elementi trovati nella villetta di Garlasco.
I risultati finora ottenuti hanno confermato la presenza di profili genetici riconducibili a Chiara Poggi e ad Alberto Stasi, il fidanzato condannato per l’omicidio, ma non a un terzo indagato, Andrea Sempio. Tuttavia, un capello di tre centimetri trovato tra i rifiuti e l’impronta sul telefono potrebbero aprire nuovi scenari investigativi.
Il prossimo appuntamento decisivo è fissato per il 4 luglio, quando i genetisti si incontreranno per la comparazione ufficiale delle tracce genetiche con i tamponi conservati a temperature bassissime, sperando di ottenere risposte più certe.
La vicenda della macchia di sangue e dell’impronta sul telefono è stata approfondita anche dalla trasmissione televisiva Chi l’ha visto?, che ha evidenziato come questo particolare non fosse mai stato considerato agli atti. La trasmissione ha ipotizzato che l’impronta possa essere la “firma” dell’assassino, lasciata nel momento in cui ha strappato la cornetta dalle mani di Chiara per impedirle di chiamare aiuto.
Questo elemento riapre il dibattito sulla dinamica del delitto e sulla presenza di eventuali complici o di una seconda persona coinvolta. Inoltre, mette in luce alcune incongruenze nelle indagini iniziali, come la diversa disposizione degli oggetti nella casa e la gestione dei reperti, che hanno alimentato sospetti e polemiche nel corso degli anni.